I loro nomi in codice in seno alla Nation of Islam erano Norman 3X Butler e Thomas 15X Johnson. Hanno passato gran parte della loro vita a cercare invano di dimostrare la propria innocenza, a urlare al mondo che loro con l'assassinio di Malcolm X non c'entravano nulla. Ora, a 55 anni dalla condanna, verranno definitivamente scagionati da quello che è uno degli episodi criminali più clamorosi e dolorosi della storia americana. La decisione è stata presa dal procuratore distrettuale di Manhattan Cyrus Vance che, dopo un'indagine durata 22 mesi, ha ammesso «gravi errori» compiuti allora dagli inquirenti e dagli investigatori di Fbi e Dipartimento di polizia di New York che, durante il processo ai sospetti killer, avrebbero coperto una parte delle prove. Prove che avrebbero portato all'assoluzione di due degli imputati. Per questo Vance ha chiesto scusa alle famiglie di chi ingiustamente ha passato circa 20 anni della sua vita in cella per un omicidio che non ha mai commesso. E per un sistema giudiziario allora più che mai permeato da un sistematico razzismo.
La revisione dei fatti
Si apre così la strada ad una revisione dei fatti avvenuti quel maledetto 21 febbraio del 1965, quando tre uomini, tutti afroamericani, aprirono il fuoco contro Malcolm X che aveva appena preso la parola nella Adubon Ballroom di Harlem.
Il mistero resta
Dunque, resta il mistero su come andarono davvero le cose e sul perché Malcolm X non fu adeguatamente protetto. Intanto delle due persone scagionate solo una può finalmente festeggiare: Norman 3X, uscito di prigione nel 1985, oggi ha 83 anni. Mentre Thomas 15X, dopo essere stato rilasciato nel 1987, è deceduto nel 2009.