Guerra Ucraina, legione di combattenti per attaccare in Russia. Nasce l’esercito partigiano: «In mille colpiremo Mosca»

Si crea una legione di combattenti per attaccare in Russia: «Reclutamenti in corso»

Legione di combattenti per attaccare in Russia
di Marco Ventura
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Mercoledì 31 Maggio 2023, 22:09 - Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 08:38

Si moltiplicano le incursioni dei “partigiani russi” che combattono con gli ucraini contro Putin e hanno come obiettivo finale la presa nientemeno che del Cremlino. Al britannico “The Times” parla il loro portavoce, nome di battaglia Cesare, 49enne ex palestrato, personal trainer in città come San Pietroburgo.

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«In mille colpiremo Mosca»

Alla testa di un battaglione di diverse centinaia di uomini, con l’ambizione di moltiplicarsi attraverso il reclutamento di quanti vogliono la testa di un leader che ha scatenato una guerra suicida e ingiusta.

Certo, ammette Cesare, «noi siamo integrati nei ranghi dell’esercito ucraino», ma il dna è tutt’altro. È russo dop. E risponde a una delle priorità fissate negli ultimi giorni non solo dal comando delle forze armate ucraine in attesa di una controffensiva che stenta a decollare, ma soprattutto della guerra che gli ucraini hanno imparato proprio combattendo al fianco dei russi. Una guerra ibrida, partigiana, in cui l’intelligence ha un ruolo fondamentale. Non a caso altri razzi sono piovuti ieri sulla zona di Belgorod, area di frontiera russa da cui partivano gli attacchi verso l’Ucraina e che adesso deve respingere le sortite dei “partigiani russi”, così come un drone ha centrato in una città russa meridionale a est di Mariupol, Krasnodar, sul Mar Nero, un’altra raffineria fra le tante nel mirino dei velivoli senza piloti (e senza insegne) che bucano lo spazio aereo russo. 

 


L’ORGANIZZAZIONE
Anche i droni dell’altro ieri che hanno colpito il quartiere dei vip e di Putin a Mosca stanno a significare che gli ucraini un po’ vogliono disorientare il nemico, inducendolo a ripianificare la dislocazione delle sue forze di difesa, un po’ consegnano allo Zar un messaggio chiaro: Mosca è vulnerabile, e anche tu lo sei. La punta di diamante di questa minaccia sul terreno è rappresentata proprio dai “partigiani” di Cesare, che ammettono di avere mezzi a disposizione. «Abbiamo mortai, veicoli blindati e armati, missili Stinger, sistemi portatili anti-tank, un’unità assai efficiente di droni da ricognizione». Ovvio, Cesare non rivela da dove arrivino gli armamenti. Fa persino dell’ironia. Racconta che li hanno recuperati su Internet, attraverso le multinazionali della consegna a domicilio. Promette che i suoi combattenti continueranno a sfondare le linee e la frontiera russe. 


LA STRATEGIA
Una spina nel fianco di Putin. Un diversivo che disturba non poco la programmazione difensiva del ministero della Difesa russo. E c’è anche un intento di reclutamento e diffusione della protesta anti-Putin. «Figli e figlie, patrioti veri, si uniranno a noi. Quando il nostro numero sarà aumentato quanto basta, arriveremo al Cremlino». Perché no. Dalla difesa dell’Ucraina e dalla de-occupazione, all’espugnazione del castello del potere nel cuore di Mosca. «Chi di spada ferisce, di spada perisce», dice Cesare. E, certo, le colonne di blindati, carri e cannoni inquadrati dai binocoli russi il giorno del passaggio attraverso la “dogana” di Belgorod, non aiutano la narrativa dell’infallibilità dello Zar. E della potenza invincibile e inviolabilità di Madre Russia. Tanto più che adesso anche il governo britannico riconosce apertamente che gli ucraini hanno il diritto di rispondere colpendo in profondità in Russia. Perché no.

«Abbiamo fatto prigionieri di guerra e catturato parecchi veicoli», racconta Cesare al “Times” di Londra. «Le unità dell’intelligence russa se la sono data a gambe, penetrando di più ci siamo trovati di fronte al fuoco dell’artiglieria e dei jet. Non si sono fatti scrupolo di distruggere obiettivi civili pur di colpirci». Parole che non possono essere confermate, come i numeri delle vittime da una parte e dall’altra. «Il regime ha paura dei corpi di volontari russi». Come nel caso del battaglione e poi reggimento Azov, i membri di questa legione di incursori russi appoggiati dall’Ucraina sembrano avere radici di estrema destra, anche se lo negano e affermano di essere molto variegati all’interno. Negano di essere “mercenari” proprio come i professionisti del gruppo Wagner, pronti a combattere dall’Africa alla Siria. «Noi no, noi vogliamo rovesciare il regime di Putin, siamo veri russi». Per il momento, servono anche a saggiare le difese russe e la loro (in)capacità di resistere a un attacco improvviso. Mentre per l’ennesima volta Washington ribadisce di non volere attacchi alla Russia con mezzi forniti dall’America o dalla Nato.


LE ARMI ITALIANE
Nel frattempo li ucraini si armano e riarmano. Gli Stati Uniti annunciano l’ennesimo pacchetto di aiuti militari. E l’Italia a sua volta ha deciso, in linea con le raccomandazioni del gruppo di contatto riunito di recente a Ramstein, di incrementare la produzione missilistica di sistemi d’artiglieria navale, munizioni e giubbotti antiproiettili, da inviare in Ucraina. Molto di più sul settimo pacchetto di aiuti inviati da Roma a Kiev non si sa: il ministro della Difesa ha illustrato due giorni fa il decreto al Copasir ma il testo anche stavolta resta secretato. 
 

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