Esercito italiano schierato in Medio Oriente, dal Corno d'Africa al Libano: dove sono le nostre truppe

Tensione anche in Iraq, dove i nostri italiani lavorano dal Kurdistan alla capitale

Esercito italiano schierato in Medio Oriente, dal Corno d'Africa al Libano: dove sono le nostre truppe
di Lorenzo Vita
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Lunedì 4 Marzo 2024, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 08:08

Nave Duilio che abbatte i droni Houthi nel Mar Rosso e protegge le rotte commerciali. Gli oltre 1.100 militari in Libano, parte dei caschi blu di Unifil e della missione bilaterale Mibil. Le forze italiane in Iraq e Kuwait. I membri della missione Onu a Cipro fino alle operazioni nel Corno d'Africa e nel monitoraggio del Golfo di Aden o dello stretto di Hormuz. Le donne e gli uomini delle forze armate italiane sono presenti in molte operazioni intorno (e dentro) a quell'arco di crisi che va dal Mediterraneo orientale ai confini dell'Iraq, dallo stretto di Bab e-Mandeb fino alla fragile linea che separa Israele e Libano. E il loro ruolo si conferma sempre più strategico.

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La notizia dell'operazione con cui nave Duilio ha intercettato il drone della milizia sciita al largo dello Yemen ha fatto capire la complessità dello scenario di Aspides. L'operazione a guida tattica italiana ma a comando greco ha messo subito alla prova le unità inviate dagli Stati europei. E dopo l'abbattimento degli ordigni Houthi da parte delle unità delle Marine francesi e tedesche (con l'incidente sfiorato che avrebbe portato all'abbattimento di un mezzo Usa), è stata la volta del cacciatorpediniere italiano. L'escalation voluta dai ribelli filoiraniani non sembra destinata a fermarsi. Almeno finché non cessa la guerra nella Striscia di Gaza, che gli Houthi considerano la condizione per fermare la minaccia alla libertà di navigazione. E mentre le forze angloamericane colpiscono le basi di lancio e i missili dei miliziani yemeniti, le unità europee hanno iniziato a chiarire quale sia il loro ruolo di deterrenza. Più a nord, alla Blue line tra Paese dei cedri e Stato ebraico, l'impegno italiano è considerato tra i più rilevanti. I militari di Unifil si trovano in quel sud del Libano che dal 7 ottobre è al centro della guerra "a bassa intensità" tra Idf e Hezbollah. E mentre continuano scambi di missili tra il Partito di Dio e l'artiglieria e gli aerei delle forze di Israele, l'Italia si trova a monitorare, con uno dei contingenti internazionali più importanti, un'area dove la stessa intelligence Usa teme che lo Stato ebraico possa lanciare non più tardi di questa estate un'offensiva terrestre. La minaccia è reale, tanto che Washington continua a mediare tra Israele, Libano ed Hezbollah per raggiungere un accordo che eviti il conflitto (l'inviato speciale Amos Hochstein è atteso oggi nei due Paesi). E la conferma del ruolo italiano è arrivata con l'incontro di venerdì a Roma tra il comandante delle forze armate libanesi, Joseph Aoun, il capo di Stato maggiore italiano Giuseppe Cavo Dragone, e gli omologhi Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Vertice cui sono seguiti quelli del generale libanese con i ministri italiani di Difesa e Esteri che hanno confermato la rilevanza strategica del Libano e di Beirut per l'Italia.

LE TENSIONI IN IRAQ

Tensione anche in Iraq, dove i nostri italiani lavorano dal Kurdistan alla capitale.
Tra milizie sciite legate all'Iran, rivendicazioni curde e un governo che ha iniziato a discutere con il Pentagono per il futuro graduale ritiro del contingente Usa, l'Iraq rappresenta un pilastro della stabilità regionale e un grande punto interrogativo. Baghdad è al centro delle mire iraniane. E mentre il terrorismo islamico (sotto forma del Daesh) resta un nemico oscuro che si annida tra Iraq e Siria, la strategia dell'Occidente passa anche per questo Paese.

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