Attacco Iran, Israele attiva 5 scudi aerei e fa scattare l’emergenza

Netanyahu e la moglie si sarebbero già trasferiti in un bunker a prova di arma nucleare progettato dagli americani e costato miliardi

Attacco Iran, Israele attiva 5 scudi aerei e fa scattare l’emergenza
di Marco Ventura
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Sabato 13 Aprile 2024, 23:53

ROMA Chiudono tutte le scuole in Israele e decine di caccia si alzano in volo per pattugliare i cieli. Aspettando la rappresaglia iraniana, il premier israeliano Benjamin Netanyahu discute le prossime mosse con i vertici delle forze armate nel quartier generale di Hakirya, a Tel Aviv, e si prepara a fare un discorso alla nazione e a presiedere una drammatica riunione del gabinetto di guerra. Lui e la moglie si sarebbero di fatto già trasferiti in un bunker a prova di arma nucleare progettato dagli americani e costato miliardi.

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ALLARME

La situazione precipita in tarda serata in Israele, man mano che prende corpo negli scenari dell’intelligence Usa e israeliana la probabilità che nella notte l’Iran scagli la sua vendetta contro l’uccisione dentro il consolato iraniano a Damasco del capo delle forze Quds iraniane delle guardie rivoluzionarie in Siria, generale Mohammad Reza Zahedi.

Stando a un alto funzionario americano citato dall’emittente Al Jazeera, ieri sera era «alta la probabilità» che l’Iran potesse colpire nella notte anche coi suoi affiliati in Iraq e Siria. E non solo sono sospese in Israele le attività educative, ma i raduni saranno limitati a 1000 persone e, negli Usa, il presidente Biden lascia il suo Delaware per rientrare alla Casa Bianca e affrontare “consultazioni urgenti” con i più stretti consiglieri.

Israele può contare su ben cinque scudi antiaerei: Iron Dome, rafforzato dall’arma laser, la versione navale C-Dome, i Patriot usati in Ucraina, e i sistemi Arrow (Freccia) 2 e 3 e David’s Sling (Fionda di David). Questa superiorità tecnologica degli israeliani è la ragione per cui in passato gli Ayatollah avevano minacciato rappresaglie di ogni tipo, dopo l’uccisione con un’autobomba nel 2008, nel quartiere diplomatico a Damasco, di Imād Fāyz Mughniyya, libanese filo-iraniano fondatore di Hezbollah, “l’uomo senza volto”, il terrorista più temuto prima di Osama Bin Laden, e dopo quella con un drone americano del capo dei pasdaran, il generale Soleiman, nel 2020. «Alla fine la risposta è stata nulla o minima», annota lo stratega militare Edward Luttwak, che sottolinea come perfino tedeschi e giapponesi stiano comprando gli Arrow 3 («Dettaglio alquanto interessante…). In realtà, il solo confronto numerico che conti qualcosa è quello tra i budget destinati alla Difesa: 24 miliardi di dollari in Israele, 10 in Iran.

Ovviamente, generali e analisti militari sono portati a considerare gli scenari peggiori, come un attacco con decine di missili balistici reso più insidioso dal contemporaneo lancio di sciami di centinaia di droni. Resta da vedere se l’Iran stia studiando di far partire missili e droni dal territorio iraniano, a oltre 1000 chilometri da Israele, o se cerchi di avvicinare rampe e piattaforme nei territori “alleati” in Libano, Siria e Iraq. Israele potrebbe sempre rispondere col suo molteplice scudo antiaereo, e immediati raid in reazione con gli F-35i multiruolo variante Adir, a cui l’Iran potrebbe al massimo opporre degli F-14 Tomcats, maneggevoli ma vecchiotti e dalla manutenzione improbabile. Secondo il sito Globalfirepower.com, a ottobre 2023 i caccia iraniani erano 160 contro 241 israeliani, ma il duello sarebbe impari tra aerei di quarta generazione, gli iraniani, contro quelli di quinta, con la Stella di Davide. Poco significativo il divario numerico tra i carri armati iraniani e quelli delle forze di difesa israeliane, 4.071 contro 2200, perché i primi sono vecchi T-72S russi aggiornati, mentre Tel Aviv vanta un gioiello tecnologico come il Merkava, il più efficiente tank del mondo, capace di intercettare e abbattere elicotteri da combattimento. È vero che l’Iran può muovere 400mila soldati più di Israele, per un totale di oltre un milione, eppure anche in questo caso sono equipaggiamento e motivazione a fare la differenza. Allo stesso modo, i corazzati iraniani sono oltre un migliaio più degli israeliani (8500 contro 7mila nel 2021), ma le forze di Teheran non sono comunque in grado di sfondare le super-difese di Israele.

ARSENALE

Sulla carta, gli Ayatollah hanno almeno cinque tipi di missile in grado di raggiungere Israele con gittata di 1400 km, per quanto in concreto Luttwak lo ritenga insufficiente (Gerusalemme dista da Teheran meno di 2mila km). Lo Shahab-3, per esempio, è capace di portare 1000 chili di esplosivo per 1300 chilometri. La velocità è 3 km al secondo, i missili impiegherebbero poco più di 5 minuti per schiantarsi sul target. Il vettore più potente è il Khorramshahr nelle versioni fino a 4, con gittata di 2-3000 km a seconda della testata. Il Sejjil Mrbm ha una portata di 2mila km. Sui sommergibili, invece, prevale l’Iran, per 19 a 5. Ma dai sommergibili israeliani partono missili micidiali e la portaerei americana Eisenhower inviata nell’area a protezione, garantisce uno scudo antiaereo e di reazione rapida. Peraltro, gli americani contano nella regione su basi disseminate dalla Siria all’Iraq, da Israele al Golfo, con 45mila militari. Quanto a lanciarazzi e artiglieria tradizionale, l’Iran ne ha quantità spropositate. Ma contro Israele serve a poco. Gli Ayatollah avrebbero accumulato 3mila missili balistici. Resta l’opzione terroristica. Per la quale, però, pochi giorni sono un tempo di preparazione e pianificazione improbabile.

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