Amazzonia, governo brasiliano espelle 10mila coloni illegali: «Restituire le terre a popolazioni originarie»

Le autorità hanno affermato che i coloni svolgono attività illegali come deforestazione e estrazione dell'oro, ai danni della vegetazione autoctona

Brasile, il governo espelle i coloni che risiedono illegalmente nelle terre indigene dell'Amazzonia
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Martedì 3 Ottobre 2023, 08:39 - Ultimo aggiornamento: 09:12

Il governo brasiliano guidato dal Presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha iniziato a rimuovere migliaia di persone non indigene che abitano nelle aree dei territori nativi nel cuore della Foresta amazzonica, affermando che «la presenza di stranieri sulla terra indigena minaccia l’integrità degli indigeni e provoca altri danni, come la distruzione delle foreste».

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Il caso davanti alla Corte Suprema 

Non è chiaro se l'operazione - che al momento ha riguardato circa 1.600 famiglie, ma potrebbe coinvogerne altre migliaia - sia avvenuta del tutto pacificamente, ma secondo quanto affemato dall'agenzia di intelligence brasiliana ABIN l'espulsione è stata ordinata dalla Corte Suprema che negli scorsi giorni ha sancito i diritti fondiari degli indigeni negando una causa sostenuta da alcuni agricoltori che cercavano di impedire a un gruppo indigeno di espandere le dimensioni della propria rivendicazione territoriale.

Nel caso davanti alla corte, lo Stato di Santa Catarina ha sostenuto che la data di promulgazione della Costituzione del Brasile – 5 ottobre 1988 – dovrebbe essere il termine ultimo entro il quale i popoli indigeni possono occupare fisicamente la terra o combattere legalmente per rioccupare il territorio. Ma i giudici della Corte - si sono pronunciati contro tale argomentazione, sancendo di fatto il diritto delle popolazioni native a rioccupare i propri territori: una decisione che, come si è visto dall'operazione di espulsione, ha implicazioni nazionali.

Deforestazione e attività illegali

Secondo quanto affermato dall'agenzia di intelligence, le famiglie che occupavano illegalmente i territori indigeni - tra i quali le  terre di Apyterewa e Trincheira Bacaja,nei pressi dei comuni di Sao Felix do Xingu, Altamira, Anapu e Senador Jose Porfirio nello stato del Pará - erano dedite ad attivitò illegali come l’allevamento del bestiame e l’estrazione dell’oro, «distruggendo anche la vegetazione autoctona».

Secondo i dati, per quattro anni consecutivi il territorio di Apyterewa ha infatti registrato il tasso di deforestazione più alto tra tutti i territori indigeni del Brasile. Alcuni filmati circolati tra media locali e social mostravano centinaia di persone non indigene che vivevano in una città di recente costruzione con ristoranti, bar e chiese nelle terre dei Parakana.

Tra le autorità che hanno partecipato all'azione di espulsione il Ministero dei Popoli Indigeni del Brasile, l'agenzia per la protezione dell'ambiente IBAMA, la polizia federale e le forze armate. 

L'azione del governo

Il Presidente Lula da Silva ha iniziato a ricostruire le agenzie di protezione ambientale e al momento ha creato otto aree protette per le popolazioni indigene.

Subito dopo l’inizio della sua amministrazione, il governo aveva espulso migliaia di cercatori d’oro dal territorio indigeno Yanomam. Sônia Guajajara, la Ministra brasiliana per i Popoli Indigeni ha dichiarato: «È tempo che il mondo guardi al nostro modo di vivere».

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