11 settembre, 20 anni dopo l'America si ferma: Biden con Obama e Clinton. Bush: «Basta divisioni»

11 settembre, un minuto di silenzio a New York: poi letti i nomi di tutte le vittime
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Sabato 11 Settembre 2021, 15:20 - Ultimo aggiornamento: 19:58

Gli Stati Uniti si fermano per ricordare dell'11 settembre, il giorno più nero della loro storia. Alle prese con la pandemia e le tensioni per il ritiro dall'Afghanistan, l'America si ritrova unita e compatta per commemorare le vittime dell'attacco di 20 anni fa firmato Al Qaeda. Joe Biden visita tutti i luoghi colpiti, da New York al Pentagono passando per Shanksville, in Pennsylvania. Nella Grande Mela è affiancato dalla First Lady Jill, dagli ex presidenti Barack Obama e Bill Clinton e dai vertici del partito democratico. Le commemorazioni si aprono con un minuto di silenzio alle 8.46 del mattino, a ricordare il momento dello schianto del primo aereo contro le Torri Gemelle, poi inizia la dolorosa lettura dei nomi delle vittime da parte delle famiglie. 

Springsteen canta a sorpresa

A sorpresa sale sul palco allestito per l'occasione Bruce Springsteen e canta, in onore dei caduti, "WI'll See You in My Dreams".

Biden sceglie di non intervenire durante la cerimonia e affida il suo messaggio a un video: il presidente descrive l'11 settembre come una delle «tragedie più inconcepibili» della storia americana e chiede al paese di ritrovare quell'unità che lo ha caratterizzato nei giorni successivi all'attacco di 20 anni fa. «L'unità è quella che ci rende l'America al meglio. E questa per me è la lezione più importante dell'11 settembre. L'unità è la nostra forza maggiore», dice Biden. Gli fa eco a Shanksville, dove si è schiantato il volo 93 diretto a Washington, la vicepresidente Kamala Harris: «L'unità è fondamentale e essenziale».

La cerimonia

 In Pennsylvania per commemorare il giorno che ha cambiato l'America e il mondo c'è anche George W. Bush, il commander-in-chief durante gli attacchi. E sono proprio le parole dell'ex presidente repubblicano quelle che risuonano più forte. Come Biden e Harris, anche Bush descrive il bisogno dell'America di ritrovare quello spirito di unità del dopo 11 settembre da contrapporre alle divisioni interne. L'ex presidente repubblicano si lancia in un discorso molto politico, rivolgendosi in parte al suo stesso partito e a Donald Trump, il grande assente dalla cerimonie ufficiali e che non nomina mai. «La nostra politica è divenuta un appello alla rabbia, alla paura e al risentimento. E questo si fa preoccupare per il nostro paese e per il nostro futuro insieme», dice Bush osservando come i pericoli e le minacce per l'America arrivano da fuori ma anche da dentro i suoi confini. Gli «estremisti violenti interni che, nel loro disdegno per il pluralismo e la vita, sono figli dello stesso spirito folle» degli attentatori di Al Qaeda e per questo «è nostro compito continuare a combatterli», aggiunge l'ex presidente invitando a ispirarsi all'unità dei 40 passeggeri del volo 93 che, con il loro coraggio, hanno impedito ai terroristi di colpire un ulteriore bersaglio. Al Pentagono apre le commemorazioni il ministro della Difesa Lloyd Austin. Lo fa rivolgendo il suo pensiero alle vittime degli attacchi ma anche ai militari caduti nelle guerre successive, e in particolare agli ultimi 13 marine uccisi a Kabul. Il ritiro dall'Afghanistan, e tutte le polemiche che ne sono seguite, sono infatti lo spettro che incombe sulle cerimonie che si svolgono in tutta America. Ricorda la strage, con ben altri toni rispetto a quelli americani, Al Qaeda. Sui social ha avviato una massiccia campagna di propaganda che la responsabile di Site, Rita Katz, ha definito «senza precedenti», mentre sul suo network ufficiale è apparso un video di 60 minuti del suo leader. Nel filmato Ayman Zawari si lancia in un elogio funebre dei 'martirì dell'organizzazione, incluso l'attentatore di Pensacola Saeed Alshamrani, e dice: «Gerusalemme non sarà mai giudaizzata». Un messaggio che conferma come anche se le guerre del dopo 11 settembre sono ormai chiuse, la guerra al terrore non si può fermare.

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