Strappate dalle loro famiglie «tramite la persuasione e la coercizione» e trasformate in prostitute per l'esercito Imperiale giapponese. E' la storia delle donne, soprattutto della Corea del Sud, "deportate" per appagare i desideri dei militari. «Una donna di "conforto" per ogni settanta soldati». E' la richiesta scritta nero su bianco che fece l'esercito Imperiale Giapponese durante la seconda guerra mondiale in documento scovato dall'agenzia di stampa giapponese Kyodo. Il dibattitto sulle donne, soprattutto della Corea del Sud, costrette a prostituirsi con i soldati giapponesi è ancora acceso.
Al centro della nuova scoperta ci sono alcuni dispacci inviati dai generali nipponici al ministero degli Esteri di Tokyo. C'è il documento del console generale di Qingdao e quello del console generale di Jinan, entrambi della provincia di Shandong. Si chiedeva che «almeno 500 donne di conforto» fossero «concentrate qui». «Dall'ultimo documento abbiamo ottenuto informazioni dettagliate sul funzionamento dei bordelli per i militari», ha dichiarato Yoon Mi-hyang, capo del Consiglio coreano per le donne ridotte in schiavitù dal Giappone per i militari.
Soltanto nel 1993, con la "Dichiarazione di Kono" il Giappone ha riconosciuto l'esistenza del fenomeno delle "donne di conforto" costrette a prostituirsi tramite la persuasione e la coercizione.
«Una donna di "conforto" per 70 militari»: schiave del sesso deportate in Giappone
di Laura Bogliolo
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Domenica 8 Dicembre 2019, 10:08 - Ultimo aggiornamento: 9 Dicembre, 15:07
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