Cosa rimane del G7 di Biarritz, il deludente bilancio sul fronte della parità

Cosa rimane del G7 di Biarritz, il deludente bilancio sul fronte della parità
di Francesca Pierantozzi
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Martedì 3 Settembre 2019, 15:23

Fate almeno una legge, una sola ma buona, per le donne. Sembra ben misero l’impegno chiesto dal Consiglio Consultivo per le Donne del G7 a ognuno dei sette membri del club dei grandi riuniti a Biarritz: presentarsi il prossimo anno con minimo una legge approvata per combattere le discriminazioni nel campo dell’istruzione, della salute, del lavoro o della politica.

Eppure l’impegno misero potrebbe rivelarsi un punto di ripartenza fondamentale per il pianeta. Perché le discriminazioni nei confronti del 50 per cento dell’umanità, non dispiaccia ai tanti che ancora considerano noioso se non banale e lagnoso l’argomento, non soltanto esistono, ma ricominciano ad aumentare. «Gli strumenti che abbiamo creato con questo Consiglio Consultivo sono dispositivi molto importanti per la conferenza del G7. Speriamo che serviranno da scudi alle regressioni che stiamo costatando» ha dichiarato Denis Mukwege, ginecologo del Congo e premio Nobel per la pace 2018, copresidente del Consiglio con l’irachena Nadia Murad, Nobel anche lei.

I trenta membri, tra ricercatori, donne d’affari, intellettuali, Ong (e anche l’attrice Emma Thomson) hanno deciso questa volta di andare sul concreto: innanzitutto le cifre, naturalmente, che indicano che le violenze alle donne restano «la più diffusa violazione dei diritti umani al mondo», ma anche una serie di leggi belle e pronte che hanno già dimostrato la loro efficacia. I membri del Consiglio ne hanno raccolte 79, 79 leggi approvate in giro per il mondo, dal Ghana al Canada, che possono essere copiate, ispirare altri paesi, servire a rifare un passo avanti: norme contro le violenze (secondo l’Onu, una donna al mondo su tre è o sarà una sopravvissuta a violenze fisiche o sessuali), per la parità salariale (no, non esiste ancora, e la regressione è in corso), per l’accesso all’istruzione (i due terzi della popolazione mondiale di analfabeti è donna), per le pari opportunità sul lavoro (606 milioni di donne lavorano a tempo pieno senza essere remunerate).

I presidenti del Comitato sono stati ricevuti dai Sette Grandi a Biarritz e hanno naturalmente spiegato che le leggi non possono risolvere tutto, che è importante l’applicazione, e poi il contesto, e le particolarità di ogni singola nazione. Ma senza leggi, non si può niente: due miliardi e mezzo di donne e ragazze sono vittime di discriminazione sulla nostra Terra proprio perché non hanno protezione giuridica. Ecco quindi il prontuario che il Comitato ha messo a disposizione dei paesi più ricchi. Potranno scegliere tra una delle 79 leggi selezionate e copiare dalla Spagna, per esempio, che nel 2004 ha approvato une legge quadro sulla protezione "integrale" delle violenze sessiste e che ha creato, tra l’altro, tribunali e procure specializzati.

Oppure potranno ispirarsi al Rwanda, che ha legiferato per favorire l’accesso delle donne alla vita politica e che oggi è in testa alle classifiche mondiali con il 60 per cento di parlamentari donne. C’è la legge argentina che protegge le lavoratrici domestiche, la norma norvegese che concede la pausa (senza riduzione di salario) per l’allattamento, la Namibia che ha sancito che il matrimonio non è circostanza attenuante in caso di stupro, o il Ghana, che ormai vieta i matrimoni ai minorenni. E infine le Filippine, unico paese ad aver adottato una Grande carta per donne (Magna Carta for Women) considerata una normativa esemplare per lottare contro tutte le forme di discriminazione.

La squadra del Consiglio per le Donne non potrà ovviamente costringere i paesi del G7 a dare il buon esempio e ad adottare una legge. Né potrà decidere qualsiasi sanzione. Ma potrà, in compenso (ed è una novità) sorvegliare l’applicazione e i risultati di una norma se sarà approvata.

«I paesi del G7 hanno una responsabilità speciale e possono usare il loro potere d’influenza per promuovere i diritti delle ragazze e delle donne nell’interesse di tutta l’umanità – si legge nel rapporto – Non è una questione che riguarda soltanto le donne, è una questione che riguarda il nostro mondo. Esortiamo i dirigenti del G7 ad avere lo stesso coraggio che hanno le ragazze e le donne ogni giorno».

Il presidente Emmanuel Macron ha assicurato che la Francia darà subito il buon esempio adottando una legge contro le discriminazioni economiche. Con le leggi esistenti e seguendo i tempi di evoluzione delle mentalità, si calcola che ci vorranno 209 anni affinché uomini e donne arrivino a dedicare lo stesso tempo ai lavori non retribuiti (che siano la casa, i figli, la cura degli anziani). A meno di passi indietro. Donald Trump, per esempio, non ha ancora fatto sapere se intende mantenere il Consiglio consultivo sulle donne al prossimo G7 che si svolgerà a casa sua, a Miami.

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