Effetto Covid sui concorsi, solo esami scritti in Francia e ora le donne stravincono sui maschi

Effetto Covid sui concorsi, solo esami scritti in Francia e ora le donne stravincono sui maschi
di Francesca Pierantozzi
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Domenica 6 Settembre 2020, 11:34

La Francia, si sa, è il regno dei concorsi. Quello per entrare al Polytechnique, all'Ecole Normale Supérieure, l'Agrégation per l'Università: nomi che dicono poco o niente ai profani, ma che per una persona nata oltralpe significano studi matti e disperatissimi sin dalla più tenera età, oculate scelte delle scuole a partire dalla materna, slalom tra medie e licei di prestigio, materie opzionali, attività extra-scolastiche, lingue straniere, pratica di strumenti e solfeggi, fino ad arrivare ai terrificanti anni delle Classi Preparatorie, il biennio dopo il liceo chiamato preparatorio perché, appunto, deve preparare a passare i concorsi nazionali, i quali consentiranno finalmente o almeno si spera l'accesso a una delle Grandi Scuole e con esso l'agognata certificazione di appartenere all'élite intellettuale, politica o economica della Francia. Solitamente appannaggio maschile.
L'ECCEZIONE
Come ogni cosa nel 2020, però, anche questa via aurea al successo, è stata stravolta dalla pandemia mondiale. Per la prima volta forse dai tempi del Re Sole o almeno da Napoleone - i Grandi Concorsi non si sono potuti svolgere normalmente, e nel caso del più nobile di tutti, quello per accedere alle Ens, le Scuole Normali Superiori, è saltata la prova orale. Una piccola rivoluzione, che ne ha provocata un'altra ancora più grande, non imprevedibile, ma che ha sorpreso molti, tanto da ispirare fior di analisi da parte di sociologi e accademici: le donne si sono rivelate le grandi vincitrici dei concorsi dell'era Covid. Hanno stracciato tutti.

Senza l'orale, sulla base della sola prova scritta, che è difficilissima e anche anonima (i candidati sono identificati da un numero di matricola) le ragazze hanno letteralmente asfaltato i colleghi maschi.
Solo per il concorso d'ingresso alla Scuola Normale Superiore di Parigi della rue d'Ulm, le ragazze sono passate dal 54 al 67% delle promosse. Un numero impressionante. Alla Normale di Lione, nella sezione lettere e arti sono passate dal 60 al 71%. Nella sezione lingue straniere, i maschi sono quasi scomparsi: solo tre su 34 ammessi. Perfino l'Ecole Normale Supérieure ha dovuto ammettere che i risultati del concorso Covid sono stati sorprendenti: «Lo sconvolgimento della preparazione degli studenti, del calendario dei concorsi o dell'organizzazione delle prove sono stati troppo eccezionali per non avere ripercussioni» ha scritto in un comunicato la Normale di Parigi.

I MOTIVI
Ripercussioni inevitabili, sì, ma perché tutte a senso unico? Perché le prove orali andrebbero necessariamente a favore dei maschi? «Le ragazze imparano meglio a rispondere alle aspettative della scuola e ottengono risultati migliori in generale, nello scritto in particolare» ha commentato al quotidiano Le Monde Alice Olivier, sociologa a Lille.
I concorsi-Covid, amputati dell'orale, hanno funzionato come test di laboratorio sul rapporto tra genere e modi di selezione. «Le prove orali richiedono caratteristiche che sono più incoraggiate nei maschi, in particolare la fiducia in sé, la facilità a parlare in pubblico, lo spirito di competizione. Durante il loro percorso scolastico, i ragazzi sono interrogati più spesso all'orale, si mettono più in rilievo le loro doti intellettuali, sviluppano maggiormente i rapporti con gli insegnanti».

Altro aspetto da non trascurare, il fatto che le prove scritte che hanno sancito il primato femminile sono tutte anonime, a meno di non avere talenti di grafologia tali da saper distinguere una scrittura femminile da quella maschile. «Le ragazze si adeguano meno bene alla necessaria messa in scena di sé, che risulta indispensabile all'orale. Una messa in scena che corrisponde a stereotipi di genere e di professione e che influenzano la giuria» ritiene Annabelle Allouch, sociologa e autrice di La société du concours (edizioni Seuil). Anche se un solo concorso senza orale non permette di stabilire scientificamente il tasso di discriminazione sessista legato ai diversi tipi di selezione, di certo, come sostiene Joelle Alazard, docente di Storia in una Classe Preparatoria a Lille e segretaria generale dell'Associazione dei professori di lettere: «L'exploit delle donne all'ultimo concorso pone interrogativi. Dovrebbe alimentare una riflessione sulle prove orali e sui loro parametri. L'orale favorisce i ragazzi perché valorizza la competizione, alla quale le ragazze sono meno preparate. Cosa ancora più vera nelle sezioni umanistiche, il cui numero di posti disponibili è particolarmente limitato». In effetti, se lo scritto anonimo potrebbe contribuire a infrangere ancora un po' il soffitto di vetro che resiste sopra le teste delle ragazze, molti notano che la vera discriminazione quella che relega le donne agli studi letterari e i maschi a eccellere nelle scienze non è stata intaccata nemmeno dal Coronavirus.

STEREOTIPI
«In scienze le statistiche sono praticamente stabili ha fatto sapere l'Ecole Normale Supérieure de Paris Le donne rappresentano il 18 per cento degli ammessi a concorso». Per il vicedirettore Frédéric Worms sarebbe infatti meglio «concentrarsi più sulla ripartizione tra maschi e femmine negli orientamenti di studio alle superiori che sull'abilità femminile a superare un orale». La prestigiosa Scuola si è comunque impegnata nelle prossime settimane a studiare a fondo le statistiche e a rilevare l'eventuale peso di «stereotipi sessisti».
La psicologa Jeanne Boisselier, studiosa di discriminazioni e stereotipi nel mondo del lavoro, insiste sulle trappole legate alla selezione orale: «l'immagine che persiste delle donne è quella di possedere qualità interpersonali come la socialità, l'altruismo o l'empatia. La competenza, l'ambizione, il rigore e la perseveranza continuano ad accordarsi di più con lo stereotipo maschile».
 

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