Macerata, l'ex sindaco Giorgio Meschini:
«Il Piano casa atto di grande trasparenza»

L'ex sindaco Giorgio Meschini, dietro l'ex sindaco Maulo (foto Calavita)
di Rosalba Emiliozzi
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Lunedì 16 Giugno 2014, 13:07 - Ultimo aggiornamento: 22:10
MACERATA - Giorgio Meschini, sindaco di Macerata per dieci anni, il padre del Piano casa, colui che l'ha inventato e portato fino all'approvazione nel 2006. Una maxi area di Corneto di 65mila metri cubi, passata da agricola a edificabile, è oggetto di indagine da parte della Procura per una presunta mazzetta di 35mila euro con due indagati per concussione: il consigliere comunale ex Idv, Guido Garufi, e l'ex presidente della Commissione urbanistica, Paolo Evangelisti, ex Margherita, che si professano estranei ai fatti.



«Tangenti? Mai sentito nulla - dice Meschini - E poi Garufi non era in Consiglio comunale. In quella zona a Corneto ci sono talmente tanti vincoli, quella lottizzazione è molto onerosa, difficile, serve una strada. Poi ho letto che la moglie del proprietario, che è morto, ha detto: l'unica cosa che abbiamo pagato finora solo le tasse».



Ma la Procura ipotizza tangenti...

«Che abbiano pagato una tangente mi sembra una cosa inverosimile, non c'era ragione, il Piano casa era una cosa volontaria».



Come nasce il Piano casa?

«Lo pensammo io e il dottor Gianangeli (vice segretario comunale ora in pensione, ndr) nel 2001- 2002. Il concetto era questo: le varianti urbanistiche, che portavano tanti soldi ai privati, dovevano portare qualcosa anche alla collettività. Il Comune di Macerata anticipò di due o tre anni la normativa che prevedeva di far pagare il benefico urbanistico».



Come si arrivò alla delibera?

«Il Piano regolatore era rimasto senza aree edificabili, era sostanzialmente esaurito. Così partimmo dallo studio Canzian e vennero individuate dieci aree agricole, tra cui quella di Corneto. Erano zone non costruite che portavano al completamento della città».



Il diritto a costruire fu abbastanza oneroso per i proprietari...

«Il 25% della rivalutazione del valore dell'area, circa 42 euro al metro cubo, e in più per il Comune erano previsti anche alloggi sull'edificato. Pensammo che non tutti avrebbero accettato e invece alla fine tutti aderirono. Ogni proprietario doveva presentare il progetto urbanistico. La delibera del Piano Casa - 600/700mila mc complessivi - venne adottata definitivamente nel 2006. E a Corneto, ricordo, per sollevare la zona dal traffico, era prevista una strada che sbucava sotto il cimitero».



Poi la crisi dell'edilizia ha bloccato l'espansione su Corneto sud-est, dove tutt'ora c'è un campo verde. Ma come si possono ipotizzare mazzette quando le aree da urbanizzare erano state definite e non ne potevano essere inserite altre in corsa?

«Il Piano casa fu un atto di grande trasparenza, si sapeva chi erano i proprietari e i professionisti, era tutto negli atti, per questo non credo possano essere girati soldi. Come non credo che un consigliere comunale possa influenzare un intero Consiglio comunale. Se poi qualcosa è successo, chi l'ha fatto è stato tanto bravo perché non c'era motivo di pagare, il Piano casa, ripeto, fu un atto molto trasparente».



Un po' meno la Minitematica (62mila metri cubi complessivi di piccoli e grandi interventi) che lei non votò...

«Venne gestita dalla Commissione urbanistica, presieduta da Carelli, e molte cose a me e alla giunta non ci convincevano, avevamo dato anche parere negativo. Così quando arrivò in Consiglio io, anche a nome della giunta, uscì dall'aula e non la votai».



Cosa pensa del suo ex collega Paolo Evangelisti?

«Persona seria, lo conosco fin da ragazzo, siamo coetanei, era collaborativo in amministrazione».
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