Si tratta di un’infezione da pneumococco, quindi di origine batterica e caratterizzata da bassa infettività: in simili casi non è prevista la profilassi a base di antibiotici», ha spiegato Massimo Agostini, dirigente della sanità locale. Non rischiano di contrarre la meningite, quindi, le persone che abbiano avuto contatti recenti con la bambina ammalata. Sarebbe stato il contrario, qualora la causa dell’infezione fosse stato un altro batterio, il meningococco. Circa un anno fa lo stesso tipo di germe provocò la morte di un bambino di dieci anni a Orciano e fu disposta una terapia preventiva di massa proprio per evitare il rischio infettivo. Questa volta però, è bene ribadirlo, il caso è diverso. «La meningite da pneumococco – ha proseguito Agostini – è tipica del periodo, si manifesta soprattutto durante l’inverno e in primavera. Può essere prevenuta con la vaccinazione dopo il terzo mese di vita, gratuita. Non è obbligatoria, però è molto consigliata: i genitori della bambina in questione hanno preferito evitarla. Riscontriamo diffidenza crescente anche riguardo alla prevenzione di altre malattie infettive: in alcuni casi del tutto debellate, minacciano di ricomparire proprio perché si sta assottigliando la copertura garantita finora dalle vaccinazioni». Gli episodi più gravi di meningite da pneumococco riguardano, di solito, i bambini di pochi mesi, anche se l’età del rischio si estende fino ai 4-5 anni. Vive nell’entroterra fanese, ancora una volta nel circondario di Fossombrone, la piccolina che ha contratto questo tipo di infezione. Ne presentava i sintomi più caratteristici, quando i medici l’hanno visitata: febbre alta, forte mal di testa e rigidità alla nuca. La notifica agli uffici dell’Asur risale alla tarda mattinata di lunedì scorso.
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