Macerata, gettò la moglie in un cassonetto, Bruno Carletti: ora lavoro in un'azienda agricola

Bruno Carletti
di Alessandra Bruno
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Venerdì 10 Aprile 2015, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 14:09
MACERATA - «Di giorno lavoro in un'azienda agricola, il pomeriggio mi occupo di mia nipote». Comincia così la nuova vita, fuori dalla Casa di reclusione di Fermo, di Bruno Carletti. L'ex direttore del teatro Lauro Rossi e numero due dello Sferisterio sta finendo di scontare la condanna, confermata anche in Cassazione. La pena - 9 anni e 4 mesi - è stata alleggerita dai benefici di legge.



Ora Carletti vive e lavora a Corridonia, in un'azienda agricola. Il tutto a pochi chilometri dalla sua Macerata, piena di ricordi nostalgici e dolorosi, ma ormai lontani da quella terribile mattina d'estate del 2006. L'immagine simbolo di una tragedia, in parte consumata e in parte evitata, è quel cassonetto associato per molto tempo al volto di Bruno Carletti. Ma ora le cose sono cambiate. C'è un'altra strada da percorrere, un nuovo inizio da scandire. Carletti è stato affidato ai servizi sociali, che continuerà per altri 12 mesi, in altre parole «quello che mi resta da scontare della pena», come conferma l'ex detenuto.



Nel carcere di Fermo l'uomo, che sta riconquistando la sua libertà passo dopo passo, ha cominciato gli studi di Psicologia, iscrivendosi all'Università de L'Aquila. Gli sono rimasti accanto tanti amici, con cui ha scambiato lettere e racconti, nelle giornate senza fine di un isolamento forzato. Nel 2013 si è cimentato nei panni del giornalista dando vita, insieme ad altri nove detenuti dell'istituto, al periodico quadrimestrale «Altra Chiave News».



Immerso nelle letture di Fëdor Dostoevskij - tra le sue passioni Delitto e Castigo - Seneca e il più "leggero" Fabio Volo, Carletti ha avuto modo di meditare sul suo gesto, apice incomprensibile di quello che lui stesso ha definito conseguenza di un "raptus", un "blackout". Alle origini di una violenza senza limiti, passata attraverso le azioni di un uomo mite, stimato da tutti in città, ci potrebbe essere stato lo stress e il dolore per la separazione dopo un matrimonio ritenuto felice con una donna tanto amata, la frustrazione per il lavoro (all'epoca) in fase di declino. Ci potrebbe essere stato. Ma ora non c'è più. Adesso c'è un uomo nuovo, che ha affrontato l'esperienza durissima della reclusione, faccia a faccia con i propri sbagli. Macchie di un passato che non ritornerà più.