Latina, omicidio Barlone, la soluzione del caso in un misterioso borsone

Latina, omicidio Barlone, la soluzione del caso in un misterioso borsone
di Barbara Savodini
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Martedì 3 Marzo 2015, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 11:11
LATINA - Il mistero del delitto di Patrizio Barlone, il finto prete di Monte San Biagio trovato senza vita nella sua abitazione lo scorso 9 febbraio, potrebbe essere racchiuso nel borsone che i quattro banditi hanno portato via dall’abitazione della vittima subito dopo aver commesso l’omicidio. E’ esattamente questa la scena restituita dalle telecamere di videosorveglianza dei carabinieri, dirimpettai del Barlone, e analizzata in questo primo mese di indagini. Le immagini svelano chiaramente come i quattro siano arrivati a casa dell’uomo a mani vuote per andarsene, circa una mezz’ora dopo, con un bottino probabilmente molto ricco.



Su cosa ci fosse dentro il borsone, i carabinieri del comando provinciale possono solo formulare congetture ma dall’esito di una delle innumerevoli perquisizioni a casa di Don Patrizio si ipotizza che i banditi abbiano trovato diverse mazzette di banconote. Mentre una parte dei contanti potrebbe essere stata trovata facilmente, infilata nel borsone e portata via, il restante denaro era infatti stato nascosto in maniera ben più meticolosa. Patrizio Barlone, che probabilmente non aveva dimenticato di avere qualche conto in sospeso, aveva infatti pensato di celare diversi plichi di banconote nelle gambe di un paio di pantaloni, poi piegati e accuratamente riposti nell’armadio. Un nascondiglio talmente ben congegnato che i carabinieri hanno trovato il denaro, alcune migliaia di euro, soltanto ad una seconda perquisizione quando la pista dei soldi era diventata la più accreditata.



A questo punto non è quindi da escludere l’ipotesi della rapina sconfinata in tragedia o, cosa più probabile dati i precedenti per usura dell’uomo, quella della ritorsione da parte di qualcuno che aveva un conto in sospeso con Barlone; qualcuno disposto a picchiare a morte un uomo legato pur di sapere dove erano nascosti i soldi. Che al finto prete passasse tra le mani una liquidità non indifferente è del resto cosa certa. A parlare erano i suoi stessi appunti in cui Don Patrizio annotava quotidianamente di prelievi e depositi nelle banche più disparate oltre che allo Ior. Ma, evidentemente, c’era del denaro che il finto prete preferiva non far transitare per gli istituti bancari e che quindi nascondeva in casa. E chi lo ha ucciso pare proprio che lo sapesse.



Del resto, quando la misteriosa donna accompagnata da altre tre persone si è presentata a casa dell’uomo e gli ha citofonato, lui non ha esitato nemmeno per un minuto ed ha subito aperto il portone. A testimoniarlo sono, ancora una volta, i filmati di videosorveglianza che hanno fornito agli inquirenti una serie di dettagli molto precisi sulla tempistica del delitto. Orari che sarebbero stati incrociati con quelli dei tabulati telefonici e che avrebbe portato gli inquirenti sulle orme degli assassini.