No al parcheggio interrato di via Pio VI: i proponenti volevano gestire tutte le strisce blu di Latina per 23 anni

No al parcheggio interrato di via Pio VI: i proponenti volevano gestire tutte le strisce blu di Latina per 23 anni
di Vittorio Buongiorno
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Mercoledì 27 Aprile 2022, 11:15 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 16:17

Il progetto di finanza relativo al parcheggio interrato e alla piazza con negozi di via Pio VI, in pieno centro a Latina è stato bocciato dal Comune. La determina degli uffici è stata pubblicata ieri mattina nella sezione Amministrazione Trasparente del Comune. L'ente ha valutato «la proposta presentata NON coerente con il D.lgs. n.50/2016 e con le disposizione di settore e indicazioni dell'ANAC e, quindi, non fattibile e non procedibile». La determina è firmata dalla dirigente Angelica Vagnozzi e dal rup Ombretta Zampa.
Il progetto di Finanza presentato dalla Gamma Immobiliare - stando alla relazione finale - non poteva essere accolto. Tutti gli uffici comunali a cui è stato sottoposto per i pareri di competenza hanno sollevato dubbi pesantissimi soprattutto per i rischi a cui andava incontro l'ente locale.

Così tanti e così pesanti che leggendo l'atto sembra di rivedere situazioni che il Comune ha già visto in passato. «La bozza di Convenzione della proposta di progetto di finanza in esame - spiegano ad esempio gli uffici - non è coerente con le previsioni contenute nella bozza di Convenzione MEF-ANAC dato che non garantisce adeguatamente la posizione dell'Amministrazione, lasciandola soggiacere a notevoli rischi e possibili oneri non considerati ed imprevisti».

I precedenti
Basti pensare a cosa è accaduto per i Cimitero, per la Piscina, o addirittura per la Metro. Tutte concessioni che hanno esposto il Comune a decenni di contenzioso in cui il rischio di sconfitta per la parte pubblica era e continua ad essere sempre dietro l'angolo a causa delle carte firmate ab origine. Pensate che in questa proposta per il parcheggio interrato di via Pio VI, si legge nella determina, perfino i rischi «connessi e derivanti dall'alea di incremento dei costi di costruzione» o perfino «il rischio da ritardo nella costruzione non vengono assunti dall'OE proponente, conseguentementescaricando i relativi oneri e alee sull'Ente».

I conti
Pesanti i dubbi avanzati anche sul Piano Economico Finanziario: «il competente Servizio Finanziario - si legge nell'atto - ha evidenziato reggersi su acquisizione di entrate dell'Ente, destinate ed utilizzate per le necessarie attività principalmente manutentive delle infrastrutture e dei beni comunali, quantificate sulla base di previsioni sovrastimate e non realistiche che, quindi, non possono garantire la effettiva sostenibilità ed equilibrio dello stesso». Anche qui, sembra di vedere cose già viste.
Ma soprattutto gli uffici, d'intesa con l'assessore Pietro Caschera, ritengono questo progetto «non efficace rispetto alle esigenze dell'Ente e, pertanto, non rispondente al pubblico interesse, dato che NON tiene comunque esente il Comune da ogni situazione di pregiudizio».

Il core business
Entrando nel dettaglio si scopre «come il core business sembri essere l'acquisizione della gestione di tutti i parcheggi a pagamento presenti sull'intero territorio comunale, incluso il parcheggio multipiano di Latina Scalo e la Marina (attualmente gestiti da più operatori economici affidatari), per i 23 anni della concessione piuttosto che la realizzazione di opere», e tra l'altro « non è possibile riscontrare alcun autentico nesso delle opere da realizzarsi (piazza, box commerciali, parcheggi) con il servizio di gestione dei parcheggi presenti su tutto il territorio comunale».
Tra l'altro sono proprio le entrate per le strisce blu a garantire l'equilibrio economico finanziario dell'intero progetto malgrado non abbiano alcun nesso con le opere da realizzare. Mentre l'ente, di fatto ci avbrebbe rimesso. «A fronte di un contributo da erogare all'Amministrazione, pari a regime a un milione di euro l'anno, il Comune non incasserebbe proventi per parcheggi e parcometri pari a circa 1,9 milioni l'anno, oltre a introiti da pubblicità e sanzioni e rimozioni, ed inoltre si priverebbe del diritto di proprietà di beni per un valore di 3,2 milioni nonché somme imprecisate per i rischi accollati all'Ente».
«Risulta conclude il Comune - quindi, di tutta evidenza un divario eccessivo tra costi-investimenti (circa 54 mnl) e ricavi (circa 73 mnl) e uno sbilanciamento a favore del proponente del rapporto costi/ricavi». Ecco spiegata la bocciatura.

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