"Dirty Glass", il retroscena: l'estorsione di Altomare al centro disabili Progetto amico

"Dirty Glass", il retroscena: l'estorsione di Altomare al centro disabili Progetto amico
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Venerdì 18 Settembre 2020, 08:37

Era stata chiesta l'archiviazione, ma il giudice delle indagini preliminari ha imposto l'imputazione coatta, quindi si è deciso il rinvio a giudizio. Lo dice nelle intercettazioni dell'operazione "Dirty Glass", Natan Altomare, di essersi «fatto la galera».

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E tra le accuse c'erano anche quelle relative all'esercizio arbitrario delle proprie ragioni - diventato poi una vera e propria estorsione - nei confronti di Progetto amico. Nelle carte con le quali il giudice Giuseppe Cario chiede di formulare l'accusa si ricostruisce il modo di operare di Altomare, il quale si presentava come risolutore di problemi - in quel caso un permesso che non arrivava - ma poi pretendeva di essere pagato. Senza mai lavorare, di fatto, alla Progetto amico. Uno stipendio di 2500 euro che era diventato una estorsione.
Una posizione stralciata dall'indagine Don't touch, una richiesta di archiviazione dettata forse da ricostruzioni contrastanti fra loro - ma il gip fa notare come a sostenere la tesi di Altomare ci fossero madre, zia e cognata - e quindi un'imputazione che richiama a nomi noti della malavita locale. Se fossero realmente vicini ad Altomare o se millantasse la conoscenza di Costantino Cha Cha Di Silvio e Gianluca Tuma è un aspetto che non riguarda il procedimento in corso.

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I RAPPORTI

Di certo al titolare della Progetto amico prospettava guai, qualora non avesse pagato, promettendo «azioni ritorsive da parte di soggetti ricadenti sotto il suo controllo ed in particolare:non meglio identificati ispettori dell'Asl e di altri organi di controllo in materia di igiene e sanità; non meglio identificati appartenenti a pubblici uffici, compresi Carabinieri e Poliziotti; soggetti di nazionalità rumena e zingari locali, menzionando in tal senso gli amici Tuma e Cha Cha - si legge nell'imputazione - azioni che i predetti soggetti avrebbero messo in atto per ostacolare o impedire l'attività del centro di riabilitazione disabili gestito dalla società Progetto Amico». La vicinanza a Gianluca Tuma, fra l'altro, è circostanziata dal fatto che negli atti viene riferito che i due erano sulla Bmw intestata alla società, con leasing a carico della Progetto amico ma in uso proprio ad Altomare.
Viene contestato inoltre - in concorso con un romeno sottoposto a un giudizio separato, mentre un suo complice non è stato identificato - di essere il mandante di una spedizione minacciosa alla Progetto amico per chiedere le ragioni per le quali non erano ancora stati versati i 2500 euro. Circostanza che indusse il titolare a pagare.
Ci sono voluti anni - le ultime contestazioni risalgono a settembre del 2014 - ma ci sarà un giudice che si dovrà pronunciare sugli episodi relativi al centro di riabilitazione per disabili. L'udienza preliminare è fissata il 31 marzo del prossimo anno. A un certo punto, fra richiesta di imputazione coatta, decisione del magistrato e atti mandati alla segreteria per gli adempimenti, sembra che del fascicolo si erano perse le tracce.
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