Latina, Nathan Altomare torna sotto accusa: truffa e turbativa d'asta

Latina, Nathan Altomare torna sotto accusa: truffa e turbativa d'asta
di Marco Cusumano
2 Minuti di Lettura
Giovedì 17 Settembre 2020, 10:54
Il nome di Nathan Altomare finisce ancora una volta nei faldoni della Procura. Già coinvolto nell'inchiesta Don't Touch fu poi scagionato e organizzò una conferenza stampa per esprimere tutta la propria rabbia per quelle accuse infamanti: estorsione e furti nelle ville con il supporto di alcuni cittadini stranieri.
Ora si apre un nuovo capitolo giudiziario che l'ex fisioterapista, da sempre ben inserito negli ambienti della sanità e della politica, dovrà affrontare difendendosi da accuse pesanti.

Il nome di Altomare compare al capo d'imputazione numero 23 nell'ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri. E' accusato di truffa aggravata insieme a Luciano Iannotta e Adriano Franzese. Secondo gli investigatori Altomare e Iannotta presentarono un falso progetto per la realizzazione, nel Comune di Latina, di opere di demolizione e frantumazione di inerti per il quale era necessario un investimento di circa 982.000 euro. L'istanza fu presentata con una serie di documenti, indicando Franzese come referente del progetto. Per questo motivo fu redatto un curriculum falso per rendere Franzese apparentemente adeguato a quel tipo di incarico. L'uomo fu anche istruito per poter sostenere un colloquio necessario ad ottenere il finanziamento del progetto «inducendo in errore il soggetto gestore sulla bontà dell'operazione» scrive il giudice. L'obiettivo era il finanziamento agevolato previsto da un Fondo speciale istituito dal Mef, ma l'operazione, risalente al marzo 2018, non andò comunque a buon fine.

L'altro episodio rilevante contestato ad Altomare, in concorso con Luciano Iannotta e Luigi De Gregoris, riguarda una turbativa d'asta risalente al febbraio 2018. La procedura iscritta al tribunale di Latina riguardava la vendita di due immobili a Sonnino di proprietà della GDO Distribuzioni srl debitrice per 281.000 euro circa. I tre, secondo la ricostruzione dell'accusa, si adoperarono per indurre le altre persone interessate a partecipare all'asta a tirarsi indietro. In particolare «impedirono agli interessati - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - di visitare gli immobili, allontanandoli con la motivazione che sarebbero dovuti essere riacquistati dall'effettivo avente diritto, nonché intimidendo e offrendo denaro agli interessati al fine di allontanarli dall'asta». Per fare questo, secondo l'accusa, ingannarono anche il professionista incaricato della vendita facendogli credere di aver collaborato per la visita degli immobili agli interessati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA