Cinque i principali motivi che hanno riunito un nutrito gruppo di persone: l’esito dei vari referendum, la volontà di non equiparare l’acqua ad una merce oggetto di profitto, la mancata volontà da parte degli amministratori di applicare quanto emerso dai referendum, le politiche già adottate dalla Regione Lazio, la concezione delle risorse idriche come bene comune naturale e universale.
«Per tutti questi motivi – ha fatto sapere il neonato comitato in una nota - e facendo riferimento a quanto stabilito dalla “Carta dell’acqua”, promulgata a Strasburgo dal Comitato europeo per la salvaguardia della natura e delle sue risorse, si è deciso di costituire una libera associazione di cittadini con lo scopo di promuovere il ritorno dell'acqua alla gestione pubblica. Si ribadisce il principio che il comitato è aperto a tutti i cittadini di buona volontà senza distinzione di sesso, razza, religione e ideologia politica».
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