A Latina il primo Centro antiviolenza per minori: «Così combattiamo bullismo e aggressioni, prima esperienza in Italia»

La Garante dell'Infanzia Monica Sansoni e l'avvocato Pasquale Lattari spiegano come funziona

La Garante dell'Infanzia Monica Sansoni
di Marco Cusumano
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Venerdì 12 Gennaio 2024, 10:27

IL COLLOQUIO

Latina può vantare un primato nazionale nel sostegno a bambini e adolescenti vittime di violenza e bullismo. Grazie a un percorso portato avanti da anni, è attivo il primo Centro Antiviolenza per minori, una struttura che raccoglie segnalazioni e aiuta le vittime in tutte le fasi necessarie. L'anima e il cuore di questa struttura sono rappresentati da due figure: Monica Sansoni, Garante regionale dell'infanzia e dell'adolescenza, e l'avvocato cassazionista Pasquale Lattari, mediatore familiare e penale.

Come è nata questa iniziativa? «Il Centro Antiviolenza - spiega Monica Sansoni - nasce da un protocollo tra l'ufficio del Garante infanzia e adolescenza della Regione Lazio e il consultorio familiare della Diocesi di Latina dove ha sede.

E' un servizio gratuito e, con una nota di orgoglio, voglio sottolineare che è il primo centro antiviolenza in Italia e non solo nel Lazio. A riscontrarmelo è stata nei mesi scorsi la Garante nazionale che ha proposto al Governo la diffusione di centri. Facciamo parte del Nucleo operativo sul bullismo con attività nelle scuole, ma prima del mio incarico di Garante Regionale gestivo e coordinavo uno Sportello di ascolto alla Provincia di Latina».

Un percorso che arriva da lontano, come sottolinea l'avvocato Lattari: «L'attività di giustizia riparativa è ormai consolidata, dal 2006 è attivo l'ufficio "In Mediazione" (primo nel Lazio), dal 2017 effettuiamo anche mediazione penale per adulti e dal 2022 gestisce il Centro di giustizia riparativa e mediazione penale minorile della Regione Lazio».

I minori che vengono assistiti non sono soltanto vittime, ma anche autori delle violenze. «L'ascolto e l'accoglienza dei minori autori e vittime - è ambito privilegiato della giustizia riparativa, ambiti che il processo ordinario penale non concede. La riforma Cartabia l'ha regolamentata e tra i fini vi è proprio il riconoscimento della vittima» spiegano Lattari e Sansoni. «Il Centro Antiviolenza intende offrire un servizio di accoglienza, ascolto, orientamento e sensibilizzazione per minorenni e adolescenti, concretizzando gli strumenti e le tutele previste dal nostro ordinamento, sotto il profilo penale e civile, di tutela, protezione e presidio alle vittime di reato minorenni e adolescenti». Una realtà che agisce nel concreto, parlando con le famiglie e indirizzandole in ogni scelta. Eppure molte istituzioni ignorano questa attività. «E' vero - spiegano Sansoni e Lattari - va evidenziato che le istituzioni locali non hanno compiuta conoscenza del Centro e della sua originalità».

Qualche esempio concreto di casi che avete seguito? «Il Centro lavora in assoluta riservatezza e senza clamore, anzi ha necessità di silenzio e discrezione. Come non ricordare l'opportunità che abbiamo offerto ad un minore, che per varie e gravi ragioni era a rischio abbandono scolastico, di concludere con la dovuta assistenza il percorso formativo della terza media e consentire di effettuare l'esame, peraltro con risultati soddisfacenti. Oppure l'intervento nella scuola della nostra provincia dove si è verificato quel tragico episodio di bullismo con rischio suicidio per la vittima oggetto di attività persecutoria dell'intera classe, e ancora situazioni di abusi su minori. Ma non vanno dimenticati i tanti episodi di maltrattamenti in famiglia o di reati tra pari che hanno occupato le pagine della cronaca locale».

Perché i ragazzi e le ragazze fanno fatica a raccontare e denunciare le violenze subite? «La vittima - risponde Lattari - attiva spesso la negazione del fatto. Il giovane cambia atteggiamento, diventa introverso e sviluppa inappetenza. Se la famiglia riesce a cogliere tutto ciò, per noi è più facile intervenire».

Il caso del prof arrestato con l'accusa di pedofilia, Alessandro Frateschi, ha scosso la città. Che ruolo hanno avuto le istituzioni? «I ragazzi del liceo Majorana - risponde Monica Sansoni - si sono rivolti a noi, ma vista l'urgenza e la gravità del caso abbiamo immediatamente attivato le forze dell'ordine per le denunce. Poi si sono rivolti a noi anche altri ragazzi vittime, i quali sono stati messi in contatto con i carabinieri. Colgo l'occasione per ringraziare le forze dell'ordine che hanno effettuato rapide indagini tutelando i minori con i provvedimenti cautelari».

Il caso di Frateschi arriverà in tribunale il primo febbraio, la Garante dell'Infanzia si costituirà parte civile a tutela e sostegno dei minori con l'avvocato Nicodemo Gentile.

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