Covid, cinque morti in provincia di Latina, non era mai accaduto

Covid, cinque morti in provincia di Latina, non era mai accaduto
di Giovanni Del Giaccio
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Mercoledì 4 Novembre 2020, 10:26

È il giorno più triste sul fronte del Covid 19 riguardo alle vittime. Alle quattro comunicate ufficialmente dalla Asl se ne è aggiunta un'altra resa nota a Cisterna, con il totale che sale a 63 decessi da inizio pandemia.
A preoccupare è la salita vertiginosa nelle ultime due settimane, con ben 20 vittime, quando nei sei mesi precedenti erano state in tutto 41. Rispetto al dato del 18 ottobre - appunto 41 decessi - c'è stato un aumento del 53% di casi. Due le vittime ieri a Latina, una a Cisterna, una a Terracina e una a Itri. Il più giovane era Carlo Valardicudi, 74 anni, deceduto al pronto soccorso dell'ospedale Fiorini di Terracina. L'uomo aveva patologie pregresse ma quello che colpisce è che le sue condizioni si sono aggravate rapidamente e dall'arrivo nel dipartimento di emergenza al decesso è passata poco più di un'ora. Morti al Santa Maria Goretti, invece, Duilio Valletta di 81 anni, proveniente da una residenza per anziani a Borgo Carso e Orlando Vita di 92 anni. Era nella Rsa di Cori, invece, ed è deceduta sempre a Latina, Nilde Martini, 93 anni, di Cisterna. Stessa età per l'uomo di Itri - Angelo Antonio La Rocca - proveniente dalla Rsa Domus Aurea dove si è verificato un focolaio, deceduto sempre nel capoluogo.
Avevano tutti patologie pregresse, ma resta il fatto che l'andamento dei decessi preoccupa.


L'INFETTIVOLOGA
«È come svuotare il mare con un cucchiaino».

La dirigente delle malattie infettive del Santa Maria Goretti di Latina, Miriam Lichtner, lo ha detto in diretta facebook sulla pagina ufficiale del Comune di Latina con il sindaco Damiano Coletta. «L'ospedale sta rispondendo - ha detto la professoressa - ma chi arriva in pronto soccorso non ha un semplice raffreddore, ha sintomi seri, dobbiamo fare molta attenzione e vedere chi possiamo rimandare e chi tenere».


Rispetto ai 186 pazienti seguiti «solo tre sono in rianimazione e per 25 usiamo i caschi Cpap». Numeri inferiori a quelli, per esempio, dello Spallanzani. Il tempo medio di degenza è di 6-7 giorni «se facciamo diagnosi precocemente e iniziamo le cure riusciamo a rimandare a casa le persone anche positive, sappiamo come si trasmette il virus e come va fatto l'isolamento, quindi li seguiamo a distanza». Se invece il paziente arriva «con una polmonite grave, deve restare anche due-tre settimane».
La Lichtner ha sottolineato «gli sforzi di noi infettivologi ma di tutti i colleghi, stiamo facendo il massimo con la collaborazione di tutti, le file delle ambulanze ci sono anche in altre realtà».

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