«Matteo domenica aveva delle scarpe leggere - racconta la mamma - e mentre correva ha colpito la siringa abbandonata sul marciapiede che, lateralmente, ha bucato la scarpa infilandosi nel piedino. Era ferito, perdeva sangue, non sapevamo cosa fare ed eravamo spaventatissimi, non tanto per la ferita ma per il modo in cui si era fatto male».
Il pensiero corre subito alle peggiori malattie o infezioni che un ago sporco di sangue, probabilmente utilizzato da un tossicodipendente, può trasmettere. «Siamo andati di corsa al pronto soccorso dell'ospedale Goretti - continua la mamma di Matteo - dove l'attesa è stata lunga, nonostante si trattasse evidentemente di un'emergenza piuttosto delicata. Ci hanno fatto entrare dirottandoci verso Pediatria dove però il bambino non è stato sottoposto a nessuna visita. Poi ci hanno mandato a Malattie Infettive dove il bambino è stato visitato, la ferita è stata medicata e i medici ci hanno spiegato cosa dovevamo fare. Il giorno dopo, lunedì, abbiamo effettuato il prelievo di sangue, ieri è arrivato l'esito e per fortuna non risultano infezioni o problemi. Ci hanno però spiegato che è opportuno ripetere gli esami tra tre mesi, e poi ancora tra sei mesi. E' allucinante il fatto di dover sottoporre il bambino a così tanti esami solo perché la città è abbandonata all'incuria, rendendo pericolosa una semplice piazzetta sotto casa».
Ora Matteo sta bene, ma la paura è stata tanta e il fatto di dover effettuare altri esami del sangue tra qualche mese, lascia un certo livello di apprensione nella sua famiglia, sconvolta da quanto accaduto. «Questa città - commenta amareggiata la mamma - è abbandonata al degrado, occorre interessarsi anche dei quartieri dove la gente vive, non soltanto del centro. Io ho due figli piccoli e naturalmente penso a loro, come ogni mamma. Vedo erba alta ovunque, scuole con le giostre rotte e sotto sequestro che non possono essere utilizzate dai bambini perché sono pericolose. E poi la sporcizia ovunque, non è solo una questione estetica ma anche di sicurezza. Basti pensare a ciò che è accaduto a mio figlio, poteva capitare a chiunque, in qualsiasi parco della città perché sono più o meno tenuti allo stesso modo, cioè malissimo. Se i nostri bambini stanno bene, anche noi stiamo bene. Ma purtroppo non è così. E ancora non vedo miglioramenti».