Accoglienza low cost per i migranti: i soldi venivano spesi in vestiti, gioielli e cene

Emergono nuovi dettagli sull'indagine della Procura di Latina su Karibu

Accoglienza low cost per i migranti: i soldi venivano spesi in vestiti, gioielli e cene
di Marco Cusumano
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Giovedì 2 Novembre 2023, 11:47

E' il 2018 l'anno d'oro della "Karibu", almeno per quanto riguarda il flusso di denaro pubblico che, secondo la Procura di Latina, è stato utilizzato per vestiti, gioielli, ristoranti, centri estetici e altre spese private. L'ordinanza di custodia cautelare che ha disposto gli arresti domiciliari per la moglie e la suocera del deputato Soumahoro, Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo, è caratterizzata da una lunga lista di spese e movimenti bancari che occupano 121 pagine sulle 150 totali e riguardano il periodo compreso tra il 2017 e il 2022.

CARTE BOLLENTI

Spulciando le varie voci, indicate dal giudice, saltano agli occhi diverse spese da chiarire effettuate con carte di credito o prepagate: 1.990 euro nel negozio romano di Salvatore Ferragamo, 1.150 al ristorante Casale Corte Rossa di Latina, 500 al Porticciolo di Fiumicino, 380 da Barbitto a Sezze, 1.260 euro al negozio Cannella di Latina, 801 in un'enoteca in Ruanda. Numeri importanti estrapolati da una lista molto corposa stilata dalla Guardia di Finanza dopo una lunga e capillare indagine per ricostruire le spese sostenute negli anni dai vertici della cooperativa che avrebbe dovuto investire il denaro per accogliere i migranti e garantire loro delle condizioni di vita dignitose.

IL CONTO TOTALE

Il giudice Molfese, nell'ordinanza di custodia cautelare, traccia anche un quadro sintetico che raccoglie il totale delle spese private effettuate con soldi pubblici in gioiellerie, ristoranti, centri estetici, negozi di abbigliamento e di cosmetica. Gli importi complessivi sono divisi per anno di attività e arrivano a circa 94 mila euro nel 2017, 208 mila nel 2018, 50 mila nel 2019, 14 mila nel 2020 e duemila nel 2021. A questi soldi vanno sommati altri 473 mila euro in bonifici verso l'estero tra il 2017 e il 2022. Osservando i numeri si comprende chiaramente l'andamento delle spese contestate, in diminuzione anno dopo anno anche in proporzione al flusso di denaro pubblico che arrivava da diversi canali, soprattutto dalla Prefettura, con una graduale diminuzione dovuta anche al minor numero di progetti finanziati alla cooperativa.

GLI OBIETTIVI

Il giudice non usa mezze misure per descrivere l'attività della "Karibu" che era stata organizzata sostanzialmente con l'obiettivo di «distrarre i fondi pubblici» attraverso una gestione criminale di tipo familiare. Si parla si un fiume di denaro, circa 28 milioni di euro arrivati nelle casse della cooperativa in cinque anni, dal 2017 al 2022. Buona parte di questi soldi, sempre secondo l'accusa, venivano usati per spese personali oppure investiti all'estero, in particolare in Ruanda, dove vive un altro figlio di Marie Therese Mukamitsindo che, anche grazie al denaro arrivato dall'Italia, ha aperto un supermercato e poi un ristorante sotto l'insegna "Gusto Italiano". Gli accertamenti della Guardia di Finanza hanno consentito di ricostruire diversi movimenti bancari a favore di una società di diritto inglese, con sede a Kigali, che almeno formalmente si occupa di escursioni in Ruanda, Uganda, Kenya e Tanzania.

RISPARMI E CRESTE

A fronte di un utilizzo privato dei fondi pubblici, soltanto una parte del denaro disponibile veniva impiegato realmente per l'accoglienza dei migranti che richiedevano protezione internazionale e che venivano affidati alla cooperativa di Latina principalmente attraverso la Prefettura.
Secondo l'accusa, i vertici della coop, per poter risparmiare, non si facevano scrupoli a lasciare i migranti in condizioni vergognose.

Erano ospitati in appartamenti senza nessuna manutenzione, con infiltrazioni d'acqua, muffa alle pareti, ma soprattutto con poco cibo a disposizione e in alcuni casi di qualità pessima, come riferito da molti stranieri ma anche da alcuni operatori delle cooperative. Il giudice definisce le condizioni di accoglienza «gravemente lesive della dignità e offensive dei diritti degli uomini e delle donne».

PASSIONE ABBIGLIAMENTO

Fiumi di denaro pubblico per effettuare acquisti privati all’estero ma anche in Italia. L’ordinanza del giudice Molfese contiente oltre 120 pagine con una fitta lista dimovimenti bancari sospetti, prelievi di denaro contante e spese sostenute con carta di credito o prepagata. Saltano all’occhio alcune somme spese nelle boutique di lusso e in negozi di abbigliamento di livello medio-alto: 1.990 euro in quella di Salvatore Ferragamo a Roma, 1.735 euro da Elena Mirò, 250 euro nel negozio Calzature Ferrandi a Brescia, 320 nel negozio Topkapi di Latina, 177 da Diciannove a Brescia. E ancora, all’estero, risultano spese da JD Sport Fashion in Belgio per 89 euro. A Roma le carte sono state utilizzate anche da Tommy Hilfiger per una spesa di 169 euro, da 1^ Classe Alviero Martini per 188 euro. Tornando nel capoluogo pontino risultano anche delle spese sostanziose da Cannella per una somma di 1.250 euro. 

RISTORANTI E LOCALI CHIC

Non solo abbigliamento. Un’altra voce particolarmente ricca di spese, sempre secondo la ricostruzione degli investigatori contenuta nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Molfese, riguarda la ristorazione. Anche in questo caso gli indagati dovranno chiarire una serie di movimenti sospetti individuati dalla Guardia di Finanza. Alcuni locali e ristoranti, specialmente nella zona di Latina e provincia, erano particolarmente apprezzati e frequentati, come ad esempio la prestigiosa Enoteca dell’Orologio che si trova in piazza del Popolo a Latina. Qui sono stati effettuati diversi pagamenti, come quello da 400 euro nel maggio 2018 e da 500 euro nel dicembre dello stesso anno. Anche l’hotel Fogliano al lido era molto frequentato, così come altri prestigiosi locali: La Locanda del Bere, Foro Appio Mansio Hotel, Sciampagna, La Catena, Il Capanno, La Taparita, Il Casale, Il Porticciolo, Bar Cifra, Le Dune, Il Fungo a Roma, Barbitto a Sezze.

TRIBUNALE

Domani Liliane Murekatete, Marie Therese Mukamitsindo e Michel Rukundo compariranno davanti al giudice Molfese, alle 14,30, per l’interrogatorio di garanzia. Potrebbero avvalersi della facoltà di non rispondere, rilasciare dichiarazioni spontanee o, meno probabilmente, decidere di rispondere alle domande del giudice e del pubblico ministero.

Sempre venerdì è prevista l’udienza preliminare per l’altra inchiesta sulla Karibu e il Consorzio Aid nella quale sono indagati oltre a Marie Therese Mukamitsindo e LilianeMurekatete, Michel Rukundo e Richard Mutangana, anche Ghislaine Ada Ndongo e Christine Ndyanabo Koburangiyra, collaboratrici delle due coop. In questo caso vengono contestati reati inmateria fiscale,mancati versamenti e false fatture per le presunte irregolarità nella gestione dei fondi pubblici. 

Davanti al tribunale si svolgerà une sit-in di protesta dei lavoratori ex Karibu e Aid. «Saremo presenti - spiega il sindacalista Gianfranco Cartisano - per sottolineare le difficoltà dei lavoratori che ancora attendono gli arretrati». 

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