Asti, Valerio Pesce ucciso dal padre dopo una lite per soldi: 28enne accoltellato mentre dormiva

La vittima aveva accumulato molto debiti di gioco, il padre si è costituito

Asti, Valerio Pesce ucciso dal padre dopo una lite per soldi: 28enne accoltellato mentre dormiva
di Erica Di Blasi
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Giovedì 24 Novembre 2022, 07:12

Una lite. L'ennesima di una lunga serie. Finita nel peggiore dei modi, con un padre che ha ucciso il figlio di 28 anni. A fare da sfondo all'omicidio, la cittadina di Canelli, in provincia di Asti. Il movente? I soldi, i tanti debiti che il ragazzo aveva accumulato negli anni forse per il vizio del gioco. E nell'ultimo mese la situazione era peggiorata: il giovane aveva chiuso la tabaccheria che gestiva ad Alba ormai da cinque anni ed era tornato a vivere a casa con il padre. Non immaginando che proprio tra queste mura avrebbe trovato la morte.

L'APPARTAMENTO
Il delitto è avvenuto all'alba di ieri, nell'appartamento che si trova al secondo piano del condominio di viale Indipendenza 27. È stato lo stesso assassino a chiamare intorno alle 9 di mattina i carabinieri e a costituirsi. Piero Pesce, 61enne ex lavoratore della Riccadonna e ora dipendente dell'Enotecnica di Nizza Monferrato, al telefono aveva la voce che tremava. «Venite, ho ucciso mio figlio Valerio a coltellate. Non ce la facevo più. Fate presto. Vi aspetto qui in casa». Valerio aveva 28 anni.

I fendenti inferti sono stati numerosi. Il padre si è accanito su di lui più e più volte, forse per essere davvero sicuro di averlo ucciso. O forse per sfogare tutta la rabbia covata per anni. Il litigio tra i due risale alla sera prima. Ma era solo uno dei tanti: le discussioni in casa erano ormai all'ordine del giorno. Il padre ha aspettato che lui si addormentasse per accoltellarlo. Le discussioni riguardavano sempre i soldi. Per il padre lui aveva rovinato la famiglia.

Le indagini, ancora in corso per ricostruire nei dettagli quanto accaduto, sono condotte dai carabinieri della compagnia di Asti che sono stati chiamati dallo stesso omicida, che ha subito ammesso quanto aveva fatto, e dal nucleo investigativo del comando provinciale. I militari hanno fermato il padre e lo hanno portato in caserma. Il corpo del ragazzo è stato trovato nella sua camera da letto in un lago di sangue. Sul numero di coltellate farà chiarezza l'autopsia che la procura ha disposto nei prossimi giorni. La scientifica dell'Arma ha invece già sequestrato il coltello e eseguito i rilievi nell'alloggio, in modo da verificare che tutto combaci con la versione fornita dal padre. Stando anche alle grida udite dai vicini, l'omicidio sarebbe avvenuto intorno alle sei del mattino. Il padre avrebbe chiamato le forze dell'ordine solo tre ore dopo. Gli inquirenti vogliono dunque accertare anche cosa abbia fatto in tutto quel tempo. I residenti della zona sono ancora sconvolti. «Abbiamo sentito dei rumori forti e delle grida, ma pensavamo all'ennesimo litigio. Quando è calato il silenzio abbiamo creduto che la situazione fosse rientrata. Certo non immaginavamo una simile tragedia».

Canelli è il secondo centro più importante della provincia assieme a Nizza Monferrato sia come realtà produttiva e culturale sia per numero di abitanti. È celebre per l'industria enologica del Moscato d'Asti e dell'Asti Spumante, ancora oggi una delle principali risorse della città. Il ragazzo risulta però residente ad Alba, in provincia di Cuneo, dove gestiva una tabaccheria. Ed era tornato a vivere col padre un mese fa. La madre era morta sette anni fa per un male incurabile. Ieri mattina i vicini di casa hanno sentito una voce chiedere aiuto. Alcuni di loro sono usciti sul ballatoio, ma poi è calato il silenzio. Poco dopo sul posto era arrivata anche la nonna materna della vittima.

IL MOVENTE
Secondo i primi riscontri degli investigatori, coordinati dal pm Stefano Cotti della procura di Asti, dietro il delitto ci sarebbero dunque i diverbi che il padre aveva col figlio a causa dei debiti di quest'ultimo. La situazione familiare, a quanto emerge, era particolarmente difficile da un po' tempo. La tabaccheria di piazza Vico ad Alba era chiusa da diverso tempo con un cartello che diceva per motivi di salute. I carabinieri stanno anche valutando se il ragazzo avesse una qualche forma di ludopatia. Proprio per questo ieri hanno sentito tutta una serie di testimoni vicini alla famiglia. «Non ce la facevo più. Non avrei mai voluto arrivare a questo punto». Il padre Piero, dopo la morte della moglie, aveva cercato di crescere per lo più da solo il figlio. Ma i rapporti tra i due erano sempre più tesi, in particolare per i problemi economici di cui il padre incolpava il figlio.

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