Si trattava, secondo le indagini, di scrivere i bandi in modo tale da favorire questo o quel candidato.
E l'operazione riusciva, visto che gli indagati, conversando al telefono - senza sapere di essere intercettati - chiamavano il concorso direttamente con il nome del futuro vincitore: il bando di Tizio, il bando di Caio eccetera. Altre volte, sempre secondo quanto appurato dai carabinieri, si limitavano ad anticipare al loro pupillo le domande. Ad incuriosire gli inquirenti era stato un episodio denunciato nel 2015 da un deputato del M5S, Paolo Niccolò Romano, in una interrogazione parlamentare. Il caso era quello di Pierino Santoro, ex presidente dell'Agenzia territoriale per la Casa di Asti, indagato per un peculato da 8 milioni e mezzo di euro. Santoro aveva chiuso la pendenza patteggiando quattro anni e due mesi di reclusione. Però, in quel frangente, era riuscito a ottenere una pensione di invalidità di 280 euro al mese per una «grave forma di ansia e depressione». Setacciando tra i referti e le prescrizioni di farmaci, gli investigatori trovarono materiale per aprire un nuovo dossier (completamente diverso, che non coinvolge Santoro) sui concorsi di Torino.
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