Caivano, le minacce dei boss alle mamme: «Non parlate di stupri». I clan proteggono con il terrore il branco

Chiesa semideserta alla messa di don Patriciello: «Temo per me e la scorta»

Caivano, le minacce dei boss alle mamme: «Non parlate di stupri». I clan proteggono con il terrore il branco
di Giuliana Covella e Marco Di Caterino
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Lunedì 28 Agosto 2023, 01:06 - Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 08:31

Tira una brutta aria nel Parco Verde. Viali deserti, nessuno per strada, nemmeno un bambino a giocare tra gli spelacchiati spazi verdi che interrompono l’angosciante monotonia di palazzoni tutti uguali. Deserta persino la messa delle 12, alla quale hanno partecipato solo una dozzina di fedeli. C’è il coprifuoco. Perché tra gli scellerati del branco che ha stuprato per mesi le due cuginette di 10 e 12 anni figurano i figli minorenni di due potenti capi spaccio. Ras che controllano la vendita di stupefacenti nel Parco Verde e nel “bronx”, una sorta di succursale dello spaccio del Parco, distante da qui meno di mezzo chilometro. Paura, ma anche “rispetto” di un ordine implicito che arriva da quei boss. Ordine che riguarda anche i componenti del mucchio selvaggio, tutti indagati a piede libero, ma in queste ore chiusi in casa. 

Stupro di Caivano, nel branco anche i figli dei boss. Ipotesi video venduti nel dark web (per migliaia di euro)

IL SACERDOTE ANTICLAN

Nella sua omelia domenicale il parroco di Parco Verde, don Maurizio Patriciello condanna l’omertà e la vigliaccheria della gente e ammette di essere «preoccupato» per la sua sicurezza e «quella della mia scorta».

E rinnova l’appello lanciato l’altro ieri al premier Giorgia Meloni: «Le ho mandato un messaggio per chiederle di venire qui, perché il Parco Verde è Italia, i nostri bambini sono italiani». E invitando a salire sul pulpito Paolo, un piccolo parrocchiano, ha ricordato anche la visita che fecero qualche anno fa con la comunità di Caivano al presidente Mattarella: «Gli dicemmo “non vogliamo essere primi, ma nemmeno ultimi. Vogliamo solo essere normali”. Quella normalità qui l’aspettiamo ancora», ha ribadito a gran voce. Riferendosi poi allo stupro delle due ragazzine il sacerdote ha parlato di una «comunità ferita» ai pochissimi fedeli presenti alla messa delle 10. Nemmeno una trentina di persone hanno partecipato alla celebrazione in quella che ieri non era una domenica come le altre. Il richiamo alla responsabilità: «La maggiore ricade sempre sui genitori, ma siamo tutti responsabili, anche chi ha visto e fa finta di non sapere per non correre rischi e pensa “facciamoci i fatti nostri, se no ci mettiamo nei guai”». Poi l’affondo sull’assenza dei servizi sociali: «Qui non li vediamo mai, ma non per colpa di chi ci lavora. Se non funzionano è perché mancano i fondi». «Lo stesso discorso - aggiunge - vale per i femminicidi. La povera Anna Scala è stata uccisa a Piano di Sorrento dall’uomo che diceva di amarla. Eppure lei aveva denunciato, ma non è successo niente. Se ora una donna venisse da me e mi dicesse “padre, il mio compagno mi picchia” oppure “mio marito mi violenta”, avrei il terrore di consigliarle di denunciare».

LA CONNIVENZA

La gente del Parco è tappata in casa, anche perché una accorta e lurida regia criminale fomenta e foraggia a suon di euro il “Parco Verde pensiero”. Dal «sarà vero che è successo tutto questo» alle pesanti allusioni sulle famiglie delle due povere bambine, fino alla stoccata su chi «non sa e non riesce a proteggere i propri figli» per cui «merita questo ed altro». Un copione già visto, collaudato al cento per cento, utilizzato dalla camorra per “spiegare” le ragioni di un omicidio, o nel caso anche lo stupro di due bambine, in un quartiere dove l’infanzia non è nemmeno negata, visto che qui non è mai esistita, qui dove si passa direttamente dalla prima infanzia ad una “adultizzazione” che si compie tra gli otto e i dieci anni. Insomma, in questo processo di auto-protezione di chi è costretto a vivere nel Parco Verde, e che scatta quando i riflettori illuminano questo posto di miserie umane, tutti già sanno che per le famiglie delle due cuginette, oltre al dolore, alla rabbia, allo “scuorno” subìto, si aggiunge la paura di una possibile vendetta o ritorsione da parte dalla camorra. I due potenti capi spaccio, padri dei ragazzini stupratori, hanno al loro servizio decine e decine di affiliati pronti a tutto. Nel Parco, possono digerire un omicidio, arrivando quasi a giustificarlo, ma “guastare” (espressione gergale ad indicare casi di violenza sessuale sui bambini) per sempre due anime innocenti no. Lo sanno anche i familiari delle due vittime, che ora vivono nel terrore, temendo seriamente per la loro incolumità. Senza risorse finanziarie, senza nessun aiuto da parte dei servizi sociali, senza un briciolo di solidarietà, senza nessuno, con l’incubo di avere a che fare con la camorra, trovare una via d’uscita sembra impossibile. Un dramma in una tragedia. 

IL SILENZIO

Sul fronte delle indagini, massimo silenzio. La procura dei minori e quella di Napoli Nord non lasciano passare nessuna notizia sullo stato dell’inchiesta, né si hanno novità sulle analisi tecniche di quella decina di cellulari sequestrati circa tre settimane fa, attraverso i quali gli inquirenti sperano di comporre il quadro completo di chi ha partecipato agli stupri, il ruolo avuto da ciascuno, e se gli eventuali video sono stati poi postati in qualche chat. Intanto, domani alle 18 si terrà una manifestazione al Parco Verde, indetta dai comitati cittadini in segno di solidarietà alle vittime dello stupro di Caivano. L’appuntamento è alla parrocchia di San Paolo Apostolo, guidata dal suo parroco anticlan, don Patriciello.

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