Strage di Erba, la sentenza vacilla: Rosa e Olindo sperano. Sì della Corte di appello all’istanza di revisione del processo

Decisione nell’udienza di marzo. La coppia condannata all’ergastolo

Strage di Erba, la nuova pista: Rosa e Olindo sperano. Sì della Corte di appello all’istanza di revisione del processo
di Raffaella Troili
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Mercoledì 10 Gennaio 2024, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 15:03

Strage di Erba, a sorpresa, il processo può riaprirsi. La Corte d’Appello di Brescia ha detto sì alla revisione del caso, chiuso in Cassazione, con l’ergastolo per Rosa Bazzi e Olindo Romano condannati per il pluriomicidio dell’11 dicembre 2006. Nel condominio di via Armando Diaz morirono a colpi di spranghe e martello Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. L’udienza è stata fissata per il prossimo primo marzo davanti alla II sezione penale della Corte d’Appello di Brescia che ha accolto e riunito le due istanze di revisione presentate dai legali dei condannati. Il sì alla revisione del processo arriva dopo che nell’aprile scorso il sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser aveva presentato una richiesta di revisione per la quale è sottoposto a procedimento disciplinare, poiché non spettava a lui. Decisiva l’udienza del primo marzo: servirà per discutere per la prima volta se approfondire e come alcuni temi centrali nel processo. Insomma, i giudici dovranno decidere quali strade percorrere e se farlo, se rigettare le istanze o accoglierle in quanto ammissibili. Parteciperanno il procuratore generale, il collegio difensivo dei coniugi Romano, gli avvocati Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux, ma anche le parti civili ossia i familiari delle vittime tra cui Azouz Marzouk. 

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LE PROVE

Il clamore iniziale della strage, la confessione («ci avevamo già provato due volte a ucciderli» precisarono), la successiva condanna, la ritrattazione. In questi 17 anni, intorno a Olindo e Rosa si sono schierati gruppi di colpevolisti e innocentisti. Dubbi, piccole crepe, ma niente che potesse far pensare a una possibile revisione. Una decisione che arriva a sorpresa. Poiché contro l’ex netturbino Olindo Romano e Rosa Bazzi sono stati portati testimoni oculari, prove scientifiche senza contare le confessioni. I due sono in carcere dal 2007, nel 2011 condannati in via definitiva all’ergastolo, attualmente si trovano in due strutture penitenziarie distinte di Milano: Olindo a Opera, Rosa a Bollate.

Eppure, nonostante i tre gradi di giudizio, qualcosa potrebbe non tornare ai giudici che hanno accolto la richiesta. Tarfussen e i legali di Olindo e Rosa, contano «su nuove prove», affidandosi ai progressi scientifici e tecnologici racchiusi in tre grandi perizie, per raccontare un’altra verità e trasformare i colpevoli in vittime di un errore giudiziario. In particolare, la difesa avrebbe dalla sua nuovi testimoni e una serie di consulenze. Un teste, «mai sentito all’epoca dei fatti» per i difensori della coppia, che abitava nella casa della strage, legato ad Azouz Marzouk, marito di Raffaella Campagna: aveva riferito di una faida con un gruppo rivale marocchino e che la casa della strage «era la base dello spaccio effettuato nella vicina piazza del mercato e lì erano depositati gli incassi». Altro testimone della difesa «un ex carabiniere che riferisce della parte mancanti del 50% dei momenti topici delle intercettazioni». Le consulenze sostengono l’incompatibilità con la ricostruzione dei coniugi - poi ritrattata - con quanto emerso dalle indagini.

 

IL SOPRAVVISSUTO

Un elaborato riguarda la testimonianza di Mario Frigerio, unico sopravvissuto, morto anni dopo e principale testimone dell’accusa: riconobbe Olindo in aula. Una versione in dibattimento che, per i legali, contrasterebbe con quanto dichiarato da Frigerio nel letto d’ospedale. Anche la ricostruzione della morte della moglie, Valeria Cherubini, contrasterebbe con quelle delle loro consulenze. Quell’11 dicembre 2006, si salvò solo, anche se gravemente ferito, Mario Frigerio. La coppia confessò il massacro e il successivo incendio dell’appartamento. Poi nel 2010 scrissero una lettera a Frigerio in cui si dichiaravano innocenti. «Bestie sanguinarie», commentò lui. Alla notizia del sì alla revisione Giuseppe Castagna, che nella strage di Erba ha perso madre, sorella e nipotino, non si scompone: «Possono cercare in tutti i modi, ma non troveranno mai un’altra verità». Lui e suo fratello sono certi: «Anche se il processo fosse riaperto, il risultato sarebbe lo stesso. Ho fiducia nella giustizia». 

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