Strage di Brandizzo, il tecnico indagato per l'incidente: «Ho schiantato la vita di cinque persone»

Davanti agli investigatori, ha raccontato la sua versione, che l'ha di fatto iscritto al registro degli indagati

Strage di Brandizzo, il tecnico indagato per l'incidente: «Ho schiantato la vita di cinque persone»
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Sabato 2 Settembre 2023, 09:41 - Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 11:01

Sono due gli indagati per la strage di Brandizzo, dove cinque operai hanno perso la vita travolti da un treno in corsa, sulla linea Milano-Torino. Si tratta dei due sopravvissuti. Il capocantiere e l'addetto Rfi. Quest'ultimo, Antonio Massa, ha ricostruito ieri - ancora sotto choc - i passaggi che hanno portato al disastro, nel quale hanno perso la vita gli operai Kevin Laganà, 22 anni, Michael Zanera, 34, Giuseppe Sorvillo, 43, Giuseppe Lombardo, 52 e Giuseppe Aversa, 49. 

«Ho schiantato la vita di cinque persone»

«Ho schiantato la vita di cinque persone», avrebbe detto con un filo di voce ai colleghi ed amici Antonio Massa, secondo la ricostruzione del Corriere della Sera. Davanti agli investigatori, ha raccontato la sua versione, che l'ha di fatto iscritto al registro degli indagati. «Pensavo che il treno fosse già passato», ha detto, spiegando poi di non averlo però visto passare. All'apparenza, un errore umano, che potrebbe portarlo all'accusa di omicidio colposo. 

«Massa mi ha chiamato la sera stessa del disastro, era in condizioni terribili — racconta l’avvocato Andrea De Carlo che assiste Trenitalia —. Molto, molto provato. Oltre allo choc per aver assistito a una scena raccapricciante deve fare i conti anche con il peso psicologico di quella che magari avverte come responsabilità, tutta da vedere naturalmente». 

Nessuna colpa per i macchinisti

L'altro indagato è il caposquadra  Andrea Girardin Gibin. Esclusi da colpe, per la procura, i due macchinisti del treno, che avrebbero invece rispettato le disposizioni. «Da quanto ci risulta non hanno alcuna responsabilità: avevano avuto l’autorizzazione e sono andati, senza che sia intervenuta alcuna segnalazione contraria per la quale avrebbero dovuto fermarsi — si è affrettata a precisare la Procuratrice di Ivrea, Gabrielle Viglione —. Disposizioni che dovevano arrivare da chi coordina il passaggio dei treni e la stazione dei lavori».

 

L'indagine

Se le procedure fossero state seguite alla lettera, la tragedia di Brandizzo non si sarebbe mai verificata. È quanto emerge dai primi atti dell'inchiesta della procura di Ivrea, chiamata a fare luce sull'incidente che, l'altra notte, è costato la vita a cinque operai, travolti e uccisi da un treno in transito sui binari della ferrovia Torino-Milano, sulla linea convenzionale.

Due persone sono state già iscritte nel registro degli indagati, ma è probabile che nelle prossime ore l'inchiesta sia destinata ad allargarsi.

I primi due indagati sono i sopravvissuti dell'incidente: Antonio Massa, 46 anni di Grugliasco (Torino), addetto di Rfi al cantiere, il cosiddetto «scorta-ditta», e Andrea Girardin Gibin, 52 anni di Borgo Vercelli, capocantiere della Sigifer, l'azienda vercellese che aveva in appalto i lavori di manutenzione sui binari, collega delle cinque vittime. Il primo, in particolare, presente sul posto a poca distanza dal cantiere, avrebbe dovuto impedire agli operai di iniziare il lavoro in attesa del passaggio del treno che li ha travolti.

«Sono emerse gravi violazioni della procedura di sicurezza al momento dell'incidente», ha spiegato la procuratrice capo di Ivrea, Gabriella Viglione. Talmente gravi che, sebbene il fascicolo sia stato aperto per disastro e omicidio colposo, gli inquirenti non escludono si arrivi a ipotizzare il dolo eventuale. Circostanza che cambierebbe, e non di poco, la posizione degli indagati. «Non ci sarebbe stata l'autorizzazione a lavorare sui binari al momento del passaggio del treno», aggiunge la procuratrice, che poi si sofferma sulle normative vigenti: «Stiamo anche lavorando per verificare se può essere considerata sicura la procedura complessiva. Quanto accaduto ha reso palese che il meccanismo di garanzia non era sufficiente a tutelare un lavoro così delicato in una sede pericolosa come quella dei binari ferroviari».

Il semaforo al binario 1, infatti, era regolarmente verde all'imbocco della stazione di Brandizzo e i macchinisti del treno in transito, senza passeggeri, molto probabilmente in ritardo di qualche minuto secondo la tabella di marcia prevista, non sono stati avvertiti in merito alla presenza degli operai sui binari. Sono Marcello Pugliese, 52 anni, e Francesco Gioffrè, 29 anni, entrambi di Torino, che oggi pomeriggio, sentiti a Ivrea come persone informate sui fatti, hanno ribadito la loro versione alle pm Giulia Nicodemi e Valentina Bossi. Sulla loro posizione, al momento, non sono emersi profili di responsabilità. Secondo la ricostruzione effettuata dalla procura, inoltre, gli operai erano già lì da qualche minuto e stavano già sbullonando i binari quando è arrivato il treno: «Si è rischiata una situazione ancora più grave, perché se il convoglio fosse passato dopo la rimozione dei binari, prevista nel corso dei lavori di manutenzione, sarebbe deragliato», ha confermato la procuratrice Viglione.

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