Un calo del 24 per cento. Ovvero poco più di diecimila arrivi sulle coste italiane, contro i tredicimila dello scorso anno. Il mese di ottobre appena concluso è il primo del 2023 a segnare una riduzione degli sbarchi di migranti irregolari rispetto allo stesso periodo del 2022 (solo a maggio c’era stato qualcosa di simile, ma con cifre molto meno significative). Numeri freddi che nascondono drammi, viaggi e vite difficili, così come una gestione da parte delle autorità italiane che rimane tutt’altro che semplice. Per il Viminale, come per il resto dell’esecutivo, la cautela è infatti d’obbligo. «Qualche segnale positivo» spiega ad esempio il ministro Matteo Piantedosi. «I flussi però non sono ancora sotto controllo - precisa chi segue da vicino l’evolversi della situazione per conto del governo - Questi sono i primi effetti del patto siglato con la Tunisia, che ora ha davvero iniziato a collaborare».
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I NUMERI
Non a caso, se le partenze dalla Libia sono sostanzialmente stabili rispetto al mese precedente, quelle tunisine invece sono passate alle poco più di 2.500 del mese di ottobre, contro le oltre 16mila di settembre secondo i dati dell’Ispi.
Un successo che già la scorsa settimana Giorgia Meloni attribuiva al dialogo con Kais Saied.
Tuttavia, confermano le stesse fonti, Roma si aspetta ulteriori passi avanti. Nonostante la firma del protocollo d’intesa risalga ormai a metà luglio, i negoziati tra la Tunisia e l’Unione Europea proseguono tutt’ora, con Saied che continua a resistere alle richieste di sanare l’economia pubblica e garantire diritti adeguati agli standard europei ai tunisini. Un percorso lungo che però, secondo il governo, rappresenta l’unica strada percorribile per far sì che l’instabile situazione del Medio Oriente non si traduca in impennate improvvise degli sbarchi in Italia.