Rigopiano, «Quella valanga era imprevedibile». Così il giudice spiega le assoluzioni

Le motivazioni del verdetto per molti degli accusati della strage del 2017

Rigopiano, «Quella valanga era imprevedibile». Così il giudice spiega le assoluzioni
di Paolo Mastri
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Martedì 23 Maggio 2023, 01:10

PESCARA «Nel caso in esame, la consistenza territoriale dell’evento e la possibilità di intervenire con poteri rientranti nelle specifiche competenze del sindaco, potendo questi disporre la chiusura dell’hotel e l’evacuazione degli ospiti, non determina profili di complessità nell’individuazione del soggetto responsabile». È a pagina 147 delle motivazioni della sentenza che il giudice di Pescara Gianluca Sarandrea chiude definitivamente il cerchio delle responsabilità per la sciagura di Rigopiano, 29 morti e 11 sopravvissuti, alcuni con lesioni gravi, nel resort cancellato dalla valanga del 18 gennaio 2017. Il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, autorità locale di protezione civile, unico consapevole «del rischio valanghivo e del forte innevamento della zona», e a diverso titolo i dirigenti del servizio strade della Provincia di Pescara sono gli unici colpevoli dell’enorme carico di morte per il quale superstiti e familiari delle vittime continuano a chiedere giustizia piena, non soddisfatti delle 25 assoluzioni pronunciate il 23 febbraio scorso.


LA VIABILITÀ
Anche sulla situazione della viabilità il giudice chiude il cerchio tagliando fuori il livello politico dell’amministrazione provinciale, svuotato di ruolo e competenze dalla riforma Delrio: «A causa del mancato sgombero della coltre nevosa dalla strada provinciale 8, l’Hotel Rigopiano è diventato una vera e propria trappola per i dipendenti e gli ospiti, i quali avevano mostrato l’intenzione di abbandonare la struttura dopo le forti scosse di terremoto della mattina».


Sul piano della responsabilità penale, la questione è tutta qui. Più che motivare le assoluzioni, nelle 270 pagine depositate ieri il giudice Sarandrea sembra piuttosto esprimere meraviglia per argomentazioni e coinvolgimenti che hanno appesantito il processo, finendo per moltiplicare le aspettative delle parti civili. Vale per il nesso causale terremoto-valanga, sul quale si sono scontrati periti del giudice e dei Pm, giunti a chiedere 151 anni di carcere per i 29 imputati iniziali: «Il tema della prevedibilità - conclude la sentenza - non può nella specie afferire al terremoto, al quale non potrebbe peraltro attribuirsi carattere di eccezionalità in una zona qualificata a rischio, dovendosi dunque considerare, sotto il profilo della prevedibilità, la sola valanga e non le cause».
E vale, a maggior ragione, per le posizioni di funzionari e dirigenti regionali chiamati in causa per la mancata approvazione della Carta di pericolo valanghe: il loro ruolo, a parere del giudice, non assume «alcuna concreta idoneità a impedire la verificazione dell’evento».


LE TAPPE
Decisamente più scolpita, anche nella prospettiva dell’inevitabile secondo round in corte d’appello, l’assoluzione dell’ex prefetto Francesco Provolo e della filiera di vertice di palazzo del governo: «Risulta acclarato - scrive il giudice ribaltando imputazioni e richieste di condanna - che la prefettura abbia costantemente seguito l’evolversi della situazione ed avesse svolto attività di gestione dell’emergenza nei giorni 16,17 e 18 gennaio». Poco importa, a parità di componenti, la diversa denominazione degli organismi in attività, Centro operativo viabilità e, poi, Centro coordinamento soccorsi.


C’erano, in conclusione di questa storia maledetta, soltanto tre figure della catena decisionale in grado di assumere la «posizione di garanzia» rilevante ai fini della responsabilità penale. E c’erano soltanto due scelte da prendere per non esporre ospiti e lavoratori del resort di lusso al rischio della vita: ordinare l’evacuazione e renderla possibile attraverso la pulizia della strada. Com’è andata purtroppo lo sappiamo, e il giudice Sarandrea lo riassume in una pennellata: «Dopo che la Provincia di Pescara aveva liberato la strada, alle ore 16.14 del giorno 17, nella pagina Facebook dell’Hotel Rigopiano era comparsa una foto recante la dicitura: un martedì da sogno a Rigopiano, dove la neve ci regala scenari stupendi». Gli ultimi ospiti salirono in quota poche ore dopo, scortati dalla polizia provinciale.
 

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