Prosciutto crudo «dop» con maiali danesi, a processo dodici persone e sei aziende

Prosciutto crudo «dop» con maiali danesi, a processo dodici persone e sei aziende
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Martedì 8 Gennaio 2019, 18:52
TORINO La spacciavano per carne dop e invece arrivava dalla Danimarca. La Procura di Torino ha chiesto il processo per dodici persone e sei aziende accusate a vario titolo di associazione a delinquere e frode in commercio per la produzione e la vendita di prosciutti italiani realizzati con carne di suini danesi etichettati come «di origine protetta». Si tratta del filone torinese della maxi-inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo che, nei mesi scorsi, ha inviato a una ventina di procure italiane - tra cui quella di Cuneo, Bergamo, Mantova, Reggio Emilia e Pordenone - i fascicoli relativi ai reati commessi nelle loro aree di competenza. Nelle scorse settimane, sei persone e due aziende hanno patteggiato una pena pecuniaria per l’accusa di frode in commercio.
RAZZA CONTAMINATA
Al centro delle indagini, le cosce di maiale destinate a diventare prosciutto nel ghiotto ed esclusivo circuito Parma-San Daniele, che importa la materia prima dalle aziende delle regioni del nord autorizzate secondo un rigoroso disciplinare. Contaminato, come hanno accertato gli investigatori, da un’invasione massiccia di maiali della specie duroc danese puri, una dinastia nordeuropea generata importando verri maschi dalla Danimarca. In due anni di indagini gli imprenditori coinvolti hanno superato il centinaio e le cosce di maiale bloccate nei macelli diverse migliaia. L’ipotesi accusatoria è che, aggirando le regole imposte dalla tradizione dei prosciutti più pregiati, le aziende abbiano fecondato interi allevamenti di suini con gli animali danesi, un incrocio che risulta estremamente vantaggioso perché genera bestie più prestanti, che crescono rapidamente con meno mangime e rendono decisamente meglio sul mercato. Ma in questo modo i prosciutti di Parma, San Daniele e anche il crudo di Cuneo non possono più fregiarsi della qualifica «dop», caratterizzata da una percentuale di grasso che permette di stagionare le cosce per molti mesi utilizzando come conservante solamente il sale.
ACCERTAMENTI COMPLESSI
Per le aziende segnalate dalla procura sono stati mesi difficili: i macelli non hanno comprato più i loro prodotti per il segmento pregiato e hanno imposto prezzi stracciati a chi non si è rassegnato a fermare la produzione.
A chi chiedeva alla procura il dissequestro della merce, è stata posta una condizione: che gli allevatori ammettessero di aver introdotto nelle fattorie il suino danese per renderle più redditizie. L’accertamento infatti non è semplice e potrebbero volerci anni per scoprire quanti sono i maiali nelle stalle che non rispettano i requisiti del disciplinare dop.
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