Non ci stanno a vedere il proprio figlio sempre sul banco degli imputati, e ora passano al contrattacco i genitori del ragazzo che a ottobre scorso sparò alcuni pallini di gomma contro la professoressa Maria Cristina Finatti, durante una lezione all'istituto tecnico Viola Marchesini di Rovigo. La famiglia è rimasta in silenzio per mesi, lasciando che il ragazzo pagasse per quell'atto che aveva colpito e indignato, per cui era stato sollecitato anche l'intervento del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, che alcuni giorni fa ha indotto il consiglio di classe ad abbassare da 9 a 7 il voto in condotta dato al ragazzo, dopo il 5 che gli era stato comminato nel primo quadrimestre e soprattutto il gesto compiuto. Ora però la famiglia ha annunciato che potrebbe vedersi costretta a ricorrere alle vie legali se non smetterà il «processo mediatico», alimentato anche dalle dichiarazioni pubbliche della docente.
Prof colpita da pallini, i genitori la querelano
E si dice disposta ad agire sia in sede penale che civile, per diffamazione a mezzo stampa e per vedere risarciti i danni morali subiti dal ragazzo, per colpa di notizie 'non veritierè fatte circolare.
LA RICOSTRUZIONE
La professoressa Finatti ha risposto dopo un'ora, ha apprezzato che il ragazzo si fosse accorto della gravità del fatto e ha accettato le scuse, tanto che non riteneva necessario un incontro personale». Nei giorni successivi «l'ha incontrata sui banchi di scuola e si è scusato di nuovo. I genitori sono andati a scuola per porgere le loro scuse». Quello che la famiglia contesta a Finatti «è che ripete di sentirsi abbandonata, parla sempre in maniera generica sulla scuola. Siccome la presenza sui media della docente è costante, lei è libera di farlo, ma i mesi passano e tutti i media e le televisioni raccontano cose non vere. Ci lamentiamo perché sta creando dei danni nei confronti del ragazzo, che viene dipinto come un 'mostrò. Eppure lui ha fatto e sta continuando a fare volontariato, perché ritiene giusto il percorso di rieducazione. Lei dice che i ragazzi le hanno sparato 'per esibirsi sui social', ma il ragazzo non ha mai avuto alcun profilo su nessun social network. Se si continuerà a generalizzare su condotte del ragazzo che non risultano vere, la famiglia vorrà tutelare la sua immagine, sia in sede penale che civile», ha concluso l'avvocato Bergamini.