Chat piene ma stazioni vuote. O meglio, piene anche queste, ma solo di poliziotti, giornalisti e passeggeri (con tanto di Green pass). Si è trasformata in un colossale nulla di fatto la prima giornata di proteste annunciata per ieri dai manifestanti no-pass e no-vax. Il blocco delle stazioni ferroviarie indetto sui social col motto «Se non partiamo noi allora non parte nessuno», semplicemente non c’è stato. A Roma come a Milano, Torino, Napoli, Firenze o nelle altre 49 città “mobilitate”, a recarsi nei piazzali antistanti alle stazioni sono stati in pochissimi.
A Roma Tiburtina
All’ingresso di Roma Tiburtina ad esempio, i no-vax accorsi dalle 14.30 sono stati solo una manciata.
Situazione simile a Napoli Centrale. Alla stazione di piazza Garibaldi, ampiamente presidiata dalle forze dell’ordine fin dal mattino, si sono presentati in due. Uno di loro, bandiera italiana alla mano, era Raffaele Bruno, segretario nazionale del Movimento idea sociale (ex segretario del Msi di Napoli) ed ha provato ad accreditarsi come rappresentante del movimento No Green Pass italiano. Anche qui niente folla né caos, al limite qualche coda negli orari di punta al gazebo della Croce Rossa che, proprio davanti alla stazione, offre a tutti un tampone lastminute gratuito.
Qualche decina erano i no vax anche davanti alla stazione Porta Garibaldi di Milano, dove gli agenti hanno impedito l’ingresso a chi non aveva il certificato vaccinale e hanno identificato i pochi contestatori che attorno alle 17 hanno provato a forzare il cordone di sicurezza. Un attivista è stato invece fermato davanti a Porta Nuova, a Torino, dopo essersi rifiutato di mostrare i documenti ai poliziotti e averli colpiti scalciando. Pochi anche a Bologna, circa 15, un paio dei quali sono poi entrati nella stazione di piazzale delle Medaglie d’Oro, ma solo dopo aver mostrato i documenti agli agenti e indossato la mascherina. Davanti alla stazione Aldo Moro di Bari, i manifestanti erano una decina. Tra loro un docente precario di filosofia, un artigiano, un pensionato, una casalinga tutti uniti più che nel tentativo di protestare contro il Green pass, nell’insultare i giornalisti presenti («Siete al soldo di un regime che ci sta distruggendo» il leitmotiv).
Scene di questo tipo, più o meno con gli stessi numeri, si sono riproposte in tutte le città. Da Rimini a Genova, da Venezia a Salerno fino a Reggio Calabria. Spesso però a farla da padrone è stato lo spaesamento dei pochi accorsi. «Dove sono finiti tutti?» si chiedevano. Al punto che il reclutamento rimbalzato tra decine di chat negazioniste su Telegram, si è trasformato in una sorta di operazione simpatia non richiesta. Quando infatti, a pomeriggio inoltrato, è stato ormai chiaro che a fare il grande passo dallo smartphone alla piazza erano stati in pochissimi, sui gruppi si sono riversate centinaia di persone a canzonare i manifestanti.
Su quegli stessi canali intanto, è stata rinnovata la mobilitazione per oggi e domani, convocando anche per questa mattina nuovi presidi davanti ai palazzi delle Regioni e uno sciopero generale per lunedì prossimo. Anche per questo le chat restano osservate speciali. Il climax di molestie telefoniche, minacce e qualche aggressione nei confronti di medici, politici, virologi e giornalisti va infatti monitorato. Tant’è che la Polizia postale indaga per istigazione a delinquere con l’aggravante dell’utilizzo di mezzi informatici con finalità terroristiche.
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