Nicola Tanturli, il papà Leonardo: «È stato forte, ma lo choc resta. Ora pensiamo di cambiare vita»

Nicola Tanturli, il papà Leonardo: «È stato forte, ma lo choc resta ora pensiamo di cambiare vita»
di Giuseppe Scarpa
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Giovedì 24 Giugno 2021, 01:09 - Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 10:38

Il viso è ancora tirato. I capelli arruffati, la barba incolta. Leonardo Tanturli, il padre di Nicola, ha passato due giorni a battere palmo a palmo quelle montagne che ama, dove ha scelto di vivere con la famiglia e dove il suo piccino si era perso. «Temevo fosse successo qualche cosa», spiega. L’uomo dice di essere «felice» ma sembra ancora non crederci. Non ha ancora smaltito la paura. Il linguaggio del corpo quasi lo “tradisce”, le braccia sono incrociate, quando parla si stringe nelle spalle. Ogni tanto scuote la testa. «Forse possiamo anche modificare qualcosa nella nostra vita».

Riflette. E lo fa in una casa colonica abbarbicata sugli appennini tosco-romagnoli, circondata da boschi, vallate e dirupi. Da queste parti il vero sovrano è il lupo. In questo ambiente un piccolo di due anni è andato in giro per trentasei ore. Il paese, Palazzolo Sul Senio, nel cuore dell’alto Mugello, in Toscana, sta sotto.

Parecchio sotto. Arrivarci non è facile, in auto richiede una certa destrezza, la strada sterrata è piena di buche e con una notevole pendenza. A piedi occorre infilarsi dentro un bosco e camminare per un lungo e stretto sentiero.

 

Nicola Tanturli, parla il papà

Come sta?

«È una grande gioia. Sono sollevato rispetto al terrore e alla disperazione che abbiamo provato martedì. Vorrei dire un grande grazie a chi ha collaborato alla ricerca. Una ricerca che ha permesso alla fine di trovare Nicola sano e salvo. I vicini, le forze dell’ordine, la protezione civile, tutto il paese che si è mobilitato per cercare mio figlio»

Come è potuto succedere?

«Nicola era abituato a muoversi in campagna a differenza di altri bimbi che sono cresciuti in città. Chiaramente lo faceva assieme a noi. Da solo aveva camminato al massimo per poche decine di metri, rispetto a dove viviamo. Non capisco perché poi si sia spinto così lontano. Forse per paura del buio si è allontanato sempre di più e alla fine si è perso. È stato un trauma non ritrovarlo dentro casa».

Voi dove eravate quando si è allontanato?

«Noi eravamo nell’orto a venti metri dall’abitazione. Eravamo vicini. Nicola, anziché venire dove stavamo noi, ha aperto la porta, da poco tempo riusciva ad arrivare alla maniglia, ed è andato nella direzione opposta. Senza chiamare nessuno. Altrimenti l’avremmo sentito. Poi si è infilato nei boschi e ha camminato. Il posto in cui è stato trovato dista oltre tre chilometri da qui».

 

Poi cosa è accaduto?

«Ci siamo resi conto che lui non era in casa (intorno alla mezzanotte di lunedì). Lo abbiamo cercato. Speravamo non si fosse allontanato. Poi è montata la paura perché di lui non c’era traccia, ed è iniziata una prima ricerca. Una grossa mano l’hanno data i vicini. Poi il tutto si è esteso alle forze dell’ordine».

Cosa ha provato quando le hanno ridato suo figlio

«Una sola sensazione, gioia. Avevo temuto il peggio».

Cambierete qualcosa nello stile di vita?

«Uno choc del genere ti induce a pensarci. Qui è comunque bello. Noi siamo apicultori e abbiamo degli orti».

Come sta il bimbo?

«Adesso è all’ospedale Meyer di Firenze. Lo hanno trasportato in elicottero. Sta bene, immagino stiano facendo dei controlli più approfonditi. Aveva qualche graffio. La mia compagna è con lui, ha lasciato qui il cellulare. Dopo troveremo il modo di sentirci. Io l’ho trovato in forze in ambulanza, compatibilmente ad un periodo così lungo trascorso da solo, parliamo di 36 ore».

Cosa le ha detto suo figlio quando l’ha visto?

«Mi ha detto “mamma”. E poi è saltato al collo della mamma».

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