Strage Palermo, la 17enne Miriam Barreca confessa: «Torture su mia madre e i miei fratelli per liberarli dal demonio». Usati attrezzi del camino incandescenti

Un rito di purificazione andato avanti per un mese. Prima l'esorcismo, poi le torture, infine la morte. L'ultima fase, quella segnata delle sevizie, è durata una settimana. Tutti tappati in casa, nessuno andava più a scuola o a lavorare

Attrezzi del camino incandescenti, calci, pugni e una padella: così la 17enne Miriam Barreca ha partecipato alle torture della madre e dei fratelli
di Riccardo Lo Verso
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Sabato 17 Febbraio 2024, 06:23 - Ultimo aggiornamento: 12:47

«Credo in Dio, rifarei tutto per liberare la mia famiglia dal demonio»: nessun pentimento nelle parole che la ragazza di 17 anni ha pronunciato quando ha chiesto di parlare con il magistrato. Poi la confessione choc sulla strage nella villetta di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo, al culmine di un esorcismo: assieme al padre e ad un'altra coppia ha ucciso la madre e i due fratelli di 16 e 5 anni. Ritiene di essere nel giusto, che fosse necessario fare scorrere il sangue dei suoi cari per avere la meglio su Satana. Ciò che è accaduto ricorda le pratiche della caccia alle streghe dell'Inquisizione medievale.

All'arrivo nella casa dell'orrore la diciassettenne era in camera. Sembrava essere stata risparmiata dal padre, Giovanni Barreca, e dai presunti complici, Massimo Carandente e Sabrina Fina.

Tutti e tre sono in carcere. Ed invece la realtà era ben diversa. Non è scampata alla carneficina perché la carneficina è anche opera sua.

La prima a morire è stata la mamma, Antonella Salamone, 41 anni. Probabilmente anche la vittima ha finito per credere di essere posseduta dal demonio in una famiglia dove il fanatismo religioso era il pane quotidiano. Ad un certo punto, però, la donna avrebbe cercato di fermare il massacro. Vedeva i figli maschi Kevin ed Emanuel soffrire e la figlia infierire in preda ad una furia cieca. La diciassettenne lo ha confessato al procuratore per i minorenni di Palermo Claudia Caramanna. Invocavano Dio affinché il demonio uscisse dal corpo della madre. Urlavano e nel frattempo la prendevano a calci e pugni, la colpivano con una padella. In un crescendo di violenza le hanno puntato il phon caldo addosso. Non bastava, allora hanno usato gli attrezzi ardenti del camino. Le sevizie facevano parte del rituale di liberazione. La madre implorava la figlia: «Basta, ti prego chiama i carabinieri, chiama i carabinieri». La minorenne è rimasta impassibile. Il corpo senza vita della donna è stato bruciato in giardino. Quel poco che è stato risparmiato dalle fiamme domani sarà analizzato nel laboratorio di medicina legale del Policlinico di Palermo dove sarà eseguita anche l'autopsia sui due fratelli.

Fredda e distaccata la diciassette è rimasta anche nelle ore immediatamente successive al delitto, quando il padre ha chiamato i carabinieri confessando di avere sterminato la famiglia. Era stata trasferita in una comunità. Qui la svolta. Ha chiesto alla psicologa di potere parlare con un magistrato. A quel punto ha spiegato che c'era il demonio da anni in casa ed era responsabile di alcune tristi vicende familiari. Lo sentivano nell'aria, lo vedevano in alcuni oggetti e soprattutto si era impossessato della madre e dei fratelli. Si è allora deciso di fare un rito di purificazione andato avanti per un mese. Prima l'esorcismo, poi le torture, infine la morte. L'ultima fase, quella segnata delle sevizie, è durata una settimana. Tutti tappati in casa, nessuno andava più a scuola o a lavorare. «Mi sono ritrovato davanti la scena più toccante della mia carriera professionale spiega il procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio di fronte ai corpi martoriati in quelle condizioni non si può rimanere senza emozioni».

 

IL FANATISMO

È stata un'escalation di follia. La famiglia Barreca viveva un «delirio mistico collettivo sfociato nel fanatismo religioso». Il padre, che di mestiere fa l'imbianchino, ne è stato il promotore. Ha coinvolto e plagiato l'intera famiglia, soprattutto i figli. Quando ha creduto di non potercela fare da solo ha chiesto aiuto alla coppia che vive a Palermo. Si erano conosciuti tramite social e hanno frequentato dei gruppi di preghiera dopo essersi allontanati dalla comunità evangelica. Alla domanda se altre persone possano avere contribuito al fanatismo religioso il procuratore Cartosio risponde: «Forse sì». A gennaio la situazione è precipitata. Sono passati dalle preghiere ai fatti trasformando la villetta nel luogo dell'esorcismo. Il procuratore di Termini parla di «godimento per le sofferenze», di «divertimento nel fare soffrire l'essere umano».
Infine lancia un appello, rivolto soprattutto ai giovani: «Fidatevi della magistratura e delle forze dell'ordine. Capisco che è difficile e complicato fare emergere queste cose ma il silenzio alle volte può essere la propria condanna a morte. Siamo in grado di aiutarvi». Il riferimento non è soltanto alla strage di Altavilla Milicia ma anche ad altre indagini in cui sono emersi episodi di abusi sessuali nei confronti di ragazzini ad opera di sacerdoti.

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