Milano, rapinato un orafo. Dipendenti sequestrati e bottino da 1 milione di euro

Assalto al mattino di cinque banditi armati in un laboratorio

Milano, rapinato un orafo, dipendenti sequestrati: bottino da 1 milione di euro
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Giovedì 4 Novembre 2021, 12:16 - Ultimo aggiornamento: 19:37

Via Privata Assab è una stradina di circa 250 metri nascosta in una piega tra i quartieri Crescenzago e Cimiano, zona nord di Milano. Al civico 5 non c'è un'insegna che riveli la presenza del laboratorio orafo Trafilor, dove dagli anni '90 si lavorano materiali preziosi. Bisogna conoscerlo, non ci si può finire per caso. L'indagine della Squadra Mobile di Milano parte da qui: era un piano studiato da tempo l'assalto dei 5 banditi che stamattina hanno portato via un bottino in oro e palladio stimato in un milione di euro. Forse di più. I rapinatori hanno agito all'apertura, attorno alle 8, hanno atteso che uno dei dipendenti entrasse da un ingresso secondario e lo hanno intercettato mostrando due pistole. ​

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L'uomo è stato usato come passepartout per accedere al laboratorio, dove c'erano già quattro lavoratori.

C'è un altro elemento a conferma di sopralluoghi precedenti: il dipendente scelto era l'ultimo in ordine di arrivo, è probabile che i rapinatori sapessero di non correre il rischio di essere sorpresi da altri. Secondo quanto riferito alla polizia, 2 dei 5 erano armati di pistola semiautomatica, impossibile capire se fossero vere o repliche, in ogni caso nessuno dei dipendenti ha avuto dubbi. Sono stati imbavagliati e bloccati con fascette da elettricista, rassicurati sul fatto che nessuno avrebbe fatto loro del male se avessero seguito le indicazioni. Che poi erano semplici, «state calmi e aspettate». Hanno trascorso in quel modo circa un'ora e mezza, quando è comparsa la responsabile del laboratorio, l'unica ad avere la combinazione della cassaforte.

 

La donna, di 52 anni, ha inserito il codice e lasciato che il forziere venisse svuotato di tutto, materiale grezzo, lavorato e da ultimare. È in corso l'inventario ma la cifra si aggira già poco oltre il milione di euro. Riempite le sacche col bottino, e legata anche la titolare, sono spariti da dove erano entrati. Il personale del laboratorio è riuscito a liberarsi pochi minuti dopo perché alcune fascette non erano strette in modo corretto, hanno chiamato la polizia e in un tempo altrettanto breve sono arrivate le volanti. I testimoni sequestrati hanno detto che i rapinatori avevano il volto coperto da mascherine chirurgiche, berretti e sciarpe. Uno, in particolare, pare indossasse anche una maschera in lattice per confondere ulteriormente i propri connotati e i ricordi di chi lo ha incontrato. Al momento sembra che non ci siano telecamere utili per ricostruire il percorso dei banditi ma gli investigatori della Mobile, diretti da Marco Calì, si concentrano sui piccoli e potenzialmente determinanti errori.

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