Migranti, seppellito a Lampedusa il neonato di 6 mesi annegato: la bara piccola trovata solo oggi

La bara bianca per Josef annegato a sei mesi nel mar Mediterraneo. E' stato seppellito nel cimitero di Lampedusa
5 Minuti di Lettura
Sabato 14 Novembre 2020, 15:43 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 15:17

Si chiamava Ysuf, aveva sei mesi e veniva dalla Guinea con la sua mamma diciassettenne. E' annegato nel Mediterraneo, la vittima più giovane del naufragio dell'11 novembre, mentre la mamma urlava il suo nome e si sporgeva dal gommone. E questa mattina Ysuf è stato seppellito nel cimitero di Lampedusa: la bara bianca -  è stata trovata solo oggi la bara piccola - è stata tumulata nell'area del cimitero dove ci sono già dei migranti senza nome, vittime di altre sciagure del mare. Sul terreno, oltre a dei mazzi di fiori e candele, è stata collocata una specie di lapide in cui è scritto il nome del piccino: Ysuf Ali Kanneh, la data e il luogo di nascita: 26.04.2020, Libia. È stata realizzata all'interno dello scafo di un'imbarcazione che è sormontata da un arcobaleno, mentre la data del decesso: 11.11.2020 è stata inserita, con la scritta Mediterraneo, in fondo al mare. Ad assistere alla piccola cerimonia funebre e alla tumulazione della bara c'era anche la mamma del piccino: una diciassettenne. Presente anche il parroco dell'isola, don Carmelo La Magra.

Il piccolo è la vittima più giovane del naufragio dell'11 novembre nel Mediterraneo centrale con centinaia di corpi in mare. Nella foto scattata subito dopo il naufragio, il piccolo è tenuto in un braccio da un soccorritore di Open Arms bardato di visiera e con due mascherine protettive.

Una foto drammatica che testimonia quanto sta avvenendo nel Mediterraneo centrale in tempi di pandemia, con una sola nave della società civile libera di soccorrere e con una sola motovedetta della capitaneria di porto di Lampedusa, poi si è aggiunto un elicottero, che si dirige sul posto, constatata «l'indisponibilità di assetti operativi degli Stati vicini che potevano utilmente intervenire», come si legge in un comunicato della stessa Guardia Costiera.

Migranti, le urla della madre dopo il naufragio: «Ho perso il mio piccolo»

Sarà un'inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Agrigento a chiarire le circostanze del naufragio che si è verificato mercoledì scorso in acque libiche, circa 30 miglia a Nord delle coste di Sabratha. Una tragedia in cui hanno perso la vita sei migranti, fra cui il piccolo Yusuf, un neonato di 6 mesi originario della Guinea che oggi è stato seppellito a Lampedusa. L'inchiesta è a carico di ignoti e le ipotesi di reato, al momento avanzate, sono naufragio e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. E dopo i numerosi sbarchi degli scorsi giorni, nella notte un barchino, con 14 tunisini a bordo, è arrivato a Lampedusa. I migranti, dopo un primo controllo della temperatura corporea, sono stati portati all'hotspot di contrada Imbriacola dove verranno sottoposti al tampone rapido anti-Covid e dove verranno identificati dalla polizia. Stamattina è stato ultimato l'imbarco di un altro gruppo di migranti, ospiti dell'hotspot, sulla nave quarantena Azzurra dove, dopo giorni e giorni di operazioni di trasferimento, si è arrivati a complessive 650 persone.

La nave già in viaggio, all'alba di domani, raggiungerà il porto di Augusta (Sr). All'hotspot restano ora 690 migranti. Intanto eri sono stati fatti sbarcare dalla nave quarantena «Suprema» ormeggiata nel porto di Augusta 382 migranti, arrivati, nei giorni scorsi, a Lampedusa, che hanno ultimato il periodo di quarantena e sono risultati negativi al secondo tampone per il Covid-19. Di questi 181 hanno diritto a richiedere l'asilo politico. La nave è poi ritornata a Lampedusa (AG) per imbarcare altri migranti giunti sull'isola. Le indagini del naufragio di mercoledì scorso vengono, al momento, portate avanti su un fronte di 360 gradi, tenendo conto anche delle problematiche relative alla giurisdizione internazionale. L' inchiesta è infatti finalizzata anche ad accertare eventuali ritardi nei soccorsi, dopo l'allarme lanciato dalla Open Arms che è intervenuta in acque libiche.

Oltre al cadavere del piccolo Youssef, che è stato trasferito a Lampedusa insieme alla giovane madre che si trova adesso nel Centro di prima accoglienza dell'isola, i corpi delle altre cinque vittime sono stati portati, dalla Open Arms a Trapani, dove è avvenuto il trasbordo di tutte le persone soccorse su una nave quarantena. Oggi è cominciato il trasferimento di tutte le persone soccorse da Open Arms su nave quarantena di fronte alle coste di Trapani: «Finalmente finisce la loro odissea in mare. Che l'Europa garantisca loro una vita libera e serena, quella che ciascun essere umano ha diritto di avere», si legge in un tweet di Open Arms. E nella notte, 199 migranti tra cui 28 donne e 31 bambini, sono stati riportati in Libia dalla Guardia costiera libica, twitta l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) sottolineando come «la Libia non sia un porto sicuro per il ritorno». «Ribadiamo il nostro appello alla comunità internazionale e all'Ue affinché intraprendano azioni urgenti e concrete per porre fine al ciclo di ritorno e sfruttamento», scrive la portavoce di Un-Migration Safa Msheli sempre su Twitter. Sbarchi senza sosta in questi giorni tanto che ieri la ministra degli Interni Luciana Lamorgese aveva parlato al consiglio della Ue per gli Affari interni, sottolineando come i Paesi di primo ingresso siano troppo gravati rispetto agli altri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA