Si sta formando un nuovo ciclone che da lunedì 22 maggio dovrebbe interessare in particolare le regioni meridionali e quelle del Nord-Ovest, portando altra pioggia.
Meno intenso di quello che ha colpito Emilia-Romagna e Marche, dovrebbe esaurirsi rapidamente, mentre l'area di bassa pressione sul Mediterraneo potrebbe portare altre piogge sulla penisola, in una situazione generale che continua a richiedere attenzione, dice Silvio Davolio, dell'Istituto delle scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche ai Bologna.
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— 3B Meteo (@3BMeteo) May 17, 2023
Ecco le previsioni
«Come quello passato, il nuovo ciclone si sta formando sull'Africa settentrionale e arriverà sul Mediterraneo dalla Tunisia», osserva l'esperto in meteorologia e fisica dell'atmosfera.
Incertezza
Nelle previsioni c'è al momento «molta incertezza» e «soltanto nei prossimi giorni sarà possibile definire la situazione con una precisione maggiore». Che in pieno maggio arrivi sull'Italia un ciclone dopo l'altro non deve però né meravigliare né spaventare. «La parola ciclone fa paura all'opinione pubblica, ma - osserva Davolio - il ciclone è una struttura dinamica dell'atmosfera comune nel Mediterraneo e in alcuni casi può essere associata a eventi intensi». In particolare, «il Mediterraneo è la zona del globo in cui i cicloni sono molto frequenti e noti. I più intensi avvengono in inverno, ma possono essere presenti fino a maggio. In estate, invece, sono deboli». L'arrivo di un ciclone non è perciò un fatto straordinario in una stagione intermedia come la primavera, mentre «è anomala la quantità di pioggia che l'ultimo ciclone è riuscito a portare sull'Emilia-Romagna. Questo - prosegue l'esperto - è accaduto perché fin dalla sua origine il ciclone era già carico di umidità acquisita dalle zone tropicali e altra ne ha raccolta nel Mediterraneo. La pioggia abbondante è poi caduta su un terreno saturo, in una zona già colpita recentemente da un'alluvione». Quanto alla relazione con i cambiamenti climatici, Davolio osserva che non sono ancora pronti gli strumenti che permettano di stabilire un nesso di causa-effetto in relazione a un singolo evento. Si possono perciò individuare soltanto delle tendenze. «Gli scenari - conclude l'esperto del Cnr- indicano che i cicloni mediterranei violenti come quello appena passato potranno diventare più frequenti rispetto al passato. E' un discorso di probabilità».
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