Liliana Resinovich, il fratello Sergio attacca la Procura di Trieste: «Non si fanno indagini, ma gossip»

Quella di Nicodemo Gentile, legale che assiste Resinovich, è una dichiarazione dura, diretta agli inquirenti di Trieste

Liliana Resinovich, il fratello Sergio attacca la Procura di Trieste: «Non si fanno indagini, ma gossip»
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Venerdì 22 Marzo 2024, 18:16 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 00:29

È scontro tra Sergio Resinovich, il fratello di Liliana, e la Procura di Trieste. «Noi non facciamo gossip ma partiamo da quegli elementi in base ai quali un Gip ha indicato alla Procura ben 25 punti di indagine che la Procura avrebbe chiuso senza dire quando e perché Liliana Resinovich è morta. Ci rivedremo quando l'indagine sarà chiusa». Quella di Nicodemo Gentile, legale che assiste Resinovich, è una dichiarazione dura, diretta agli inquirenti di Trieste, in esplicito disaccordo con le visioni investigative sul tormentato caso che ormai da un paio di anni non trova soluzione.

Il motivo dello scontro

Ieri, il commento del Procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo, alle notizie che Liliana Resinovich sarebbe rimasta incinta dell'amico Claudio Sterpin e che proprio Sebastiano Visintin, già suo compagno all'epoca, la avrebbe accompagnata in ospedale ad abortire, è stata lapidaria. «Si tratta di gossip» e non di elementi di indagine: questo è il punto di vista della famiglia.

Nell'approccio discordante secondo la parte civile c'è una visione unitaria di tutti gli elementi investigativi. Insomma, sapere che forse Visintin era ben al corrente del rapporto tra Liliana e Claudio non è un puro fatto di cronaca, all'interno di una dinamica di coppia, ma qualcosa in più che potrebbe (insieme con altri elementi come quelli delle fotografie in cui Liliana e Claudio sono ripresi insieme e che Sebastiano Visintin conosceva bene) contribuire a tratteggiare le personalità delle persone coinvolte e le dinamiche che li contraddistinguono.

Ancora tanti sospetti

L'avvocato Gentile ancora una volta oggi ha parlato di «una morte equivoca e sospetta, per la quale non ci sono elementi tabù: tutto va utilizzato, compreso e valutato per arrivare a una verità non ancora scritta». La sua valutazione è quella di un caso di «fragile e inconsistente suicidio», mentre, di contro, noi «abbiamo dimostrato in modo costante che ci sono più ombre che luci» nella vicenda. Sono in corso gli esami medico legali sulla salma, riesumata, di Liliana, da parte del perito della Procura di Trieste, Cristina Cattaneo, che ha ripetuto gli esami autoptici a Milano, dove è stato portato il corpo. Fino ad oggi non sono emerse indiscrezioni in merito ma Gentile ancora una volta affonda il colpo: la «medicina legale, ordine che la Procura ha ricevuto dal Gip, va letta unitamente con tutti gli altri elementi dell'indagine» perché «la scienza senza i fatti è aria fritta», ha concluso il legale.

L'ipotesi di archiviazione

Il riferimento è al fatto che quando la Procura di Trieste ha sottoposto al Gip del Tribunale, dopo accuratissime e capillari indagini ed esami, l'ipotesi di archiviare il caso come un suicidio, la risposta è stata dura. Il Giudice ha prima di tutto chiesto che il fascicolo venisse aperto per omicidio e non più per scomparsa e ha elencato 25 punti di indagine che andavano svolti o rifatti. In pratica: un ricominciare daccapo l'inchiesta che deve specificare quando e come è morte Liliana. Capire cosa sia avvenuto da quando è scomparsa da casa, il 14 dicembre 2021, fino al ritrovamento del suo corpo, in un boschetto vicino a casa, il 5 gennaio successivo. Il cadavere era chiuso in due grandi sacchi del tipo utilizzato per i rifiuti e la testa avvolta in due sacchetti di quelli in uso per gli alimenti.

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