Disperato, il papà della piccola “Kata”, Kataleya Alvarez Chicllo la bimba peruviana di 5 anni misteriosamente scomparsa da un hotel occupato di Firenze, l’altra notte è andato nei campi rom della città a cercare sua figlia. Non è un caso. La pista privilegiata dagli inquirenti della Dda fiorentina e dai carabinieri che indagano per sequestro di persona a scopo di estorsione è quella legata agli screzi tra clan contrapposti all’interno dell’ex Astor per il racket degli affitti dei posti letto. Una chiave indicata da subito dalla mamma della bambina che ha ammesso di avere pagato per comprare una stanza e poi di avere litigato con chi chiedeva ancora denaro. Ma a contendersi la gestione del business all’Astor, secondo gli investigatori, sarebbero proprio elementi della famiglia di Kata con altri peruviani, questi ultimi, però, con cointeressi nella comunità di rom romeni che coabitano nell’occupazione. È in questo contesto che potrebbe essere maturato un piano per fare sparire la bambina, come ritorsione. Miguel Angel Romero, il padre della piccola, è sicuro: «Qualcuno sa o è coinvolto, ma non parla». Ieri sono state ascoltate due donne in Procura.
PIANIFICARE LO SGOMBERO
Intanto, ora, si ipotizza lo sgombero dell’ex hotel.
I BOX
Ieri pomeriggio all’Astor sono tornati di nuovo i carabinieri per un sopralluogo. Hanno ispezionato un ulteriore garage pertinente al palazzo al civico 34 di via Boccherini a cui si accede attraverso un passo carraio che una volta portava al parcheggio dell’hotel. Si tratta di un box abbandonato e occupato, immerso nella sporcizia, usato da sbandati e tossici anche per drogarsi. È qui che si è cercata ancora qualche testimonianza di un possibile passaggio di Kata che, se uscita dalla struttura, potrebbe essere stata nascosta temporaneamente in qualche anfratto per poi essere prelevata successivamente. In attesa di una imminente decisione sullo sgombero, hanno già traslocato la famiglia di Kata e quella dello zio, troppa la tensione interna allo stabile. A marzo il padre di Kata partecipò a una maxi rissa con coltelli, bottiglie e anche l’uso di una scacciacani. È in quell’occasione che venne arrestato e altre tre persone denunciate. Lui, accusato di un furto, all’epoca era latitante dai domiciliari e si era rifugiato proprio all’Astor. Per evitare di essere preso, quella sera, si scambiò gli abiti con un amico e tentò di nascondersi dietro delle grosse tubature. Ma inutilmente e finì in carcere.
L’ORCO
Ad avere già lasciato il vecchio albergo fatiscente è anche una donna peruviana con dei bambini piccoli: «Si aggira un nordafricano che molesta i bambini», ne è convinta. La sparizione di Kata resta avvolta nel mistero più fitto. Per chi indaga nulla è davvero escluso. Si sono fatti avanti medium che hanno tentato la loro carta, ma nulla. Alla madre della bimba, poi, come rivelato da un detective ingaggiato dalla famiglia, sarebbe arrivata una telefonata in cui si sentiva il pianto angoscioso di una bambina. La donna si è sentita male nell’ascoltarla. Un messaggio reale o un terribile scherzo? I mitomani, fin dall’inizio di questa drammatica vicenda, non sono mai mancati.
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