VENEZIA - L’ex sergente pilota espulsa contro l’ex capo di stato maggiore. Forse è fin troppo facile evocare il confronto tra Davide e Golia, ma probabilmente è altrettanto difficile trovare un’immagine più efficace, per raccontare l’epilogo della vicenda giudiziaria avvenuta sullo sfondo dell’Aeronautica militare: Giulia Jasmine Schiff ha vinto la battaglia contro Leonardo Tricarico. Il generale è stato condannato a pagare 700 euro di multa per aver diffamato la 24enne di Mira, quando in due trasmissioni televisive aveva messo in dubbio la veridicità delle foto presentate dalla giovane, come parte civile nel processo tuttora in corso a Latina a carico di otto sottufficiali, accusati di violenza privata e lesioni personali per il cosiddetto “battesimo del volo”.
IL DECRETO
Assistita dall’avvocato Massimiliano Strampelli, Schiff aveva querelato Tricarico due anni e mezzo fa.
LE PAROLE
Sotto la lente della magistratura erano finite le puntate di “Ogni mattina” del 18 marzo 2021 su Tv8 e di “Ring” del 13 aprile 2021 su Antenna Tre. Secondo la ricostruzione del pm, evidentemente accolta dal gip, Tricarico «offendeva la reputazione della Schiff» in merito «alla vicenda, pendente dinanzi alla giustizia amministrativa, militare e penale», che l’ha vista coinvolta prima come «ricorrente contro il provvedimento di espulsione dall’Accademia Aeronautica di Pozzuoli» e tuttora come «parte civile nei processi per i reati connessi agli episodi di nonnismo denunciati al termine della Scuola di volo di Latina», la cui prossima udienza è fissata per lunedì. In particolare il generale, parlando delle «fotografie prodotte come elemento di prova della persona offesa nei procedimenti penali», cioè quelle che ritraevano i glutei dell’ex pilota «con i segni delle lesioni subite», aveva detto nell’intervista: «Se come ritengo anche io quelle natiche non appartenessero a Giulia Schiff ci sarebbe da riconsiderare un po’ il tutto».
In questo modo l’alto ufficiale «implicitamente accusava la Schiff di aver prodotto materiale probatorio falso nei procedimenti penali in cui è parte civile». Inoltre la ragazza era stata definita «come una persona dal carattere petulante, inosservante delle regole e della disciplina, pedante e omertoso». Valutazioni che peraltro l’ex capo di stato maggiore ha ribadito e rivendicato anche in altre occasioni, per esempio quando ha fatto notare che «è bizzarro e strano che nessun magistrato si sia incuriosito» dell’arruolamento della giovane nell’esercito ucraino.