Milano, uccisa e fatta a pezzi dal vicino: Domenico Livrieri era stato rifiutato da un centro per malati psichici, non c'era posto

Nel 2021 Livrieri era già finito in carcere per i reati di violenza sessuale e lesioni, venendo poi sottoposto alla libertà vigilata circa tre mesi dopo

Milano, uccisa e fatta a pezzi dal vicino: Domenico Livrieri era stato rifiutato da un centro per malati psichici, non c'era posto
3 Minuti di Lettura
Martedì 24 Ottobre 2023, 06:47 - Ultimo aggiornamento: 14:44

Doveva stare in una Rems, una struttura dedicata agli autori di reato affetti da problemi psichici e socialmente pericolosi. Ma non c'erano più posti disponibili ed è rimasto nel suo appartamento in via Pietro da Cortona a Milano. È esattamente lì che, circa un anno e mezzo dopo, Domenico Livrieri ha ucciso la vicina di casa Marta Di Nardo con una coltellata alla gola, per poi tagliare in due il corpo e nasconderlo in un soppalco della sua cucina. Convalidando l'arresto e disponendo per lui la misura cautelare in carcere, il gip milanese Alessandra Di Fazio tiene conto, oltre che dell'«estrema gravità dei fatti», anche della «personalità dell'imputato, capace di crimini efferati come già fatto in passato». Già, perché nel 2021 Livrieri era già finito in carcere per i reati di violenza sessuale e lesioni, venendo poi sottoposto alla libertà vigilata circa tre mesi dopo. Nel marzo del 2022, però, la misura era stata sostituita con quella della Rems, «rimasta ineseguita per mancanza di disponibilità scrive il giudice -, nonostante i ripetuti solleciti del pm alle autorità di competenza».
Il 46enne, infatti, soffre di problemi psichiatrici, come emerso anche da due consulenze eseguite nell'ambito di quel procedimento: la prima concludeva per la diagnosi «del vizio parziale di mente, pur sottolineando la pericolosità sociale» dell'uomo e la seconda rivelava invece una «semi infermità». L'unica soluzione, ribadisce il gip, «sarebbe stata il ricovero in Rems, ad oggi mai eseguito».

Uccide la vicina, il killer doveva trovarsi in struttura per disturbi mentali: «Mi prestava soldi, l'ho accoltellata per rubarle il bancomat»

L'INTERROGATORIO

Livrieri è quindi rimasto a casa e poco più di un mese fa, durante una colazione al bar, ha incontrato Marta, la 60enne residente nel suo stesso palazzo e con problemi di ludopatia. «Vorrei solo dire che mi dispiace, che non è stata colpa mia, ma dei miei familiari che non mi aiutavano», ha raccontato ai carabinieri il 20 ottobre dopo il rinvenimento del cadavere, ammettendo il delitto tramite dichiarazioni spontanee. A quanto riferito da lui stesso quella notte e confermato poi anche nell'interrogatorio davanti al gip, tra loro due c'era un rapporto di amicizia e quasi di «assistenza reciproca», al punto che spesso lei «gli preparava da mangiare o gli prestava del denaro». Il 4 ottobre, giorno in cui Marta è scomparsa, Livrieri l'aveva chiamata per restituirle 20 euro e si erano incontrati nell'appartamento di lui. Lì, mentre erano seduti sul letto a chiacchierare, l'uomo le ha sferrato un colpo al collo con un coltello nascosto precedentemente sotto le coperte. Una volta ammazzata, ne ha nascosto il corpo sotto il letto per almeno una settimana, come confermato anche dalle tracce rivelate dal Luminol. Poi ha deciso di tagliarla a metà, servendosi dello stesso coltello dal manico giallo che aveva utilizzato per ucciderla. «Preso dal panico ho nascosto il corpo sopra nella botola in cucina. Non ho raccontato a nessuno di quello che è successo ha detto , non so perché nei giorni successivi mi recavo a casa sua dove mangiavo».

IL MOVENTE

Livrieri ha anche raccontato che un giorno era andata a trovarlo la sorella e gli aveva fatto notare che in casa c'era un pessimo odore: lui si era giustificato dicendo che si trattava di «carne andata a male». Il movente dell'omicidio sarebbe quindi di tipo economico, tanto che successivamente l'uomo si è impossessato del bancomat della vittima e ha prelevato 170 euro.
Federica Zaniboni
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA