Danilo Lucente, finita la fuga di Abidi: il tunisino accusato dell'omicidio del militare consegnato alla polizia italiana a Ventimiglia

Gli agenti della Squadra mobile di Roma questa mattina si sono fatti trovare al confine con la Francia, per notificare al tunisino l’ordinanza di custodia cautelare in carcere

Danilo Lucente Pipitone
di Valeria Di Corrado
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Mercoledì 15 Marzo 2023, 17:16 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 14:32

I poliziotti francesi lo hanno consegnato alla frontiera di Ventimiglia nelle mani dei poliziotti italiani, che lo scorteranno fino al carcere di Sanremo. È finita così la fuga di Mohamed Abidi, il tunisino accusato dalla Procura capitolina di omicidio preterintenzionale, per aver causato la morte del caporalmaggiore dell'Esercito Danilo Salvatore Lucente Pipitone, colpendolo con un pugno il 10 febbraio scorso nel quartiere romano di Centocelle, in via dei Sesami (angolo piazza De Bossi). La vittima aveva appena compiuto 44 anni. Originario di Erice, in provincia di Trapani, si era arruolato nel 2002 ed era stato in prima linea nei giorni del Covid per assistere i malati nel reparto di rianimazione dell’ospedale militare del Celio. Gli agenti della Squadra mobile di Roma questa mattina si sono fatti trovare al confine con la Francia, per notificare al tunisino l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

 

LA VICENDA

Abidi era fuggito dalla Capitale qualche giorno dopo i fatti, quando la sua foto girava su tutti i mass media. Prima si era nascosto in zona, poi era partito per Francia, avendo dei parenti a Montpellier. Poi, il 24 febbraio scorso, è stato fermato al posto di polizia di frontiera di Le Perthus, al confine con la Spagna, munito di fotocopia di un documento intestato ad un connazionale di nome Mohammed Channoufi, mentre
tentava di raggiungere la Spagna.

Era conosciuto dalla Gendarmeria francese in quanto in passato era stato fermato per guida senza patente nella zona di Perpignan e in quell'occasione gli erano state prese le impronte digitali, risultate utili per la sua identificazione e l’inserimento nel circuito Schengen del mandato di arresto europeo ai fini dell'estradizione.

 

IL MOVENTE

Il movente della morte del caporal maggiore Lucente Pipitone è riconducibile a una banale lite per motivi di viabilità, iniziata con una discussione e poi sfociata nell’aggressione del militare che, cadendo a terra dopo aver ricevuto un pugno, ha violentemente sbattuto la testa sull’asfalto. I testimoni, avevano, infatti visto la scena: la Fiat 500 del tunisino e la Fiata Panda del militare infermiere, ferme in mezzo alla carreggiata con il motore acceso. Abidi era vestito completamente di nero, con uno scaldacollo e un cappuccio nero. Dopo aver sferrato il pugno si è chinato verso la vittima e ha provato a scuoterla, ma avendo notato che non aveva reazioni, lo ha afferrato dalle spalle e trascinato verso lo sportello del lato passeggero, sistemandolo in posizione semi seduta per poi allontanarsi velocemente a bordo della sua auto. Le indagini della Squadra Mobile hanno portato a rintracciare il proprietario del mezzo, un romano dell’87, il quale quella notte aveva prestato la sua Fiat 500 a un suo conoscente di origini tunisine, a lui noto con il soprannome “Mo Bro”, che poi gliela aveva riportata in nottata. È stato identificato grazie all’impronta trovata dalla Polizia scientifica di Roma sul vetro della Panda del caporal maggiore e riconosciuto dal proprietario della 500.

 

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