Omicidio di Centocelle, ecco chi ha coperto il killer: 3 persone lo avrebbero aiutato a fuggire

Uno dei nordafricani testimone oculare del delitto del caporal maggiore Pipitone

Omicidio di Centocelle, ecco chi ha coperto il killer: 3 persone lo avrebbero aiutato a fuggire
di Alessia Marani
3 Minuti di Lettura
Domenica 5 Marzo 2023, 22:36 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 07:06

Tre indagati nella rete dei fiancheggiatori di Mohamed Abidi, l’ex calciatore tunisino di trent’anni arrestato in Francia per l’omicidio del caporal maggiore Salvatore Lucente Pipitone, ucciso al termine di una violenta lite avvenuta in via dei Sesami, a Centocelle, la notte tra il 10 e l’11 febbraio. Lo straniero dopo il delitto si era dato alla fuga e dopo due settimane di irreperibilità, il 24 febbraio scorso, era stato intercettato alla frontiera tra Francia e Spagna e fermato dalla polizia. Ora si attende il suo rientro in Italia. 

Danilo Lucente, arrestato in Francia il 33enne accusato del suo omicidio: fermato con documenti falsi dalla polizia di frontiera

TESTIMONE CHIAVE

Nel frattempo l’attenzione degli investigatori della Squadra mobile e del pm Gennaro Varone si è concentrata su altri due tunisini, G.

B., 29 anni, e M. T., 33 anni, entrambi rintracciati all’interno di un ex hotel occupato in via Prenestina 944, luogo dove Abidi avrebbe trascorso la prima parte della sua latitanza. 

Il 29enne è ritenuto da chi indaga un «testimone oculare» del pestaggio ai danni del graduato, 45 anni, in servizio come operatore sociosanitario nel reparto della Terapia Intensiva al policlinico militare del Celio. I due, insieme a una donna di 37 anni, sono accusati di avere agito per procurare ad Abidi un passaporto per raggiungere la Tunisia e fare perdere definitivamente le sue tracce, coprendolo durante il periodo di latitanza. 

LE PERQUISIZIONI

Nel corso delle perquisizioni, gli agenti oltre ad avere sequestrato numerosi telefoni cellulari e schede sim, hanno rinvenuto una decina di foto tessera di Abidi, nonché due carte d’identità in bianco che da accertamenti sono risultate fare parte di uno stock di documenti in bianco rubati presso l’Ufficio Anagrafe di largo Nicolò Cannella, nel IX Municipio, il cui furto venne denunciato presso il commissariato di Spinaceto il 19 febbraio del 2014. Inoltre, M. T., regolare in Italia e con un lavoro di facchinaggio e raccolta rifiuti, sarebbe stato trovato in possesso di una ricevuta di trasmissione di denaro destinato in Francia. Tutto materiale su cui sono in corso ulteriori approfondimenti da parte dell’autorità giudiziaria. Con i due sarebbe indagata, sempre per favoreggiamento personale, anche una terza persona, un donna, anche lei convocata in Questura a via Genova, la quale, tuttavia, avrebbe respinto ogni accusa. 

Da quanto ricostruito finora, dunque, in via dei Sesami quella notte con Abidi ci sarebbe stato B. G., suo amico fraterno, da tutti conosciuto come il cugino, pur non essendo realmente parenti. Chi li conosce sa che i due erano inseparabili. «Se davvero il cugino fosse stato con lui, non l’avrebbe lasciato andare via da solo», giurano. Ma gli inquirenti sembrano convinti che lui abbia preferito rimanere a Roma e aiutarlo nella fuga. Scomparsa nel nulla, invece, la prostituta, indicata come altra testimone, che avrebbe assistito alla lite e visto Abidi sferrare il colpo fatale al volto di Pipitone, facendolo rovinare a terra. 

LA PROSTITUTA

Lungo la Togliatti, lo stradone che incrocia via dei Sesami, gli habitué ripetono all’unisono: «È sparita dopo pochi giorni, spaventata a morte, forse teme ritorsioni». Sul conto del 29enne B. G., irregolare sul territorio italiano, infine, pende anche un decreto d’espulsione. Il tunisino, dunque, rischia di dovere lasciare l’Italia nonostante sia un testimone dell’omicidio. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA