Conegliano, sgozza la madre sul letto. «Era terrorizzata da lui»

Il 57enne disoccupato era in cura da anni per problemi psichiatrici. Accusava la donna (87 anni) di essere troppo protettiva. È stato arrestato

Conegliano, sgozza la madre sul letto. «Era terrorizzata da lui»
di Alberto Beltrame e Lucia Russo
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Martedì 25 Ottobre 2022, 06:14

Dopo averla sgozzata ha chiamato i carabinieri, farfugliando poche parole: «Ho ammazzato mia madre». Ma quando i militari si sono presentati alla porta del suo appartamento, nel quartiere di Paré, a Conegliano, Ippolito Orsolina Zandegiacomo, 57enne disoccupato già da diversi anni in cura per problemi psichiatrici ma anche per abuso di alcol, non voleva assolutamente aprire. «Maledetti, vi ammazzo tutti», continuava a urlare. I militari hanno dovuto forzare l'ingresso e sono riusciti ad arrestarlo solo dopo una violenta colluttazione. L'uomo, seminudo, era ancora sporco del sangue dell'anziana madre, Maria Luisa Bazzo, per tutti solo Gina in paese, 87 anni, ritrovata in un pozza di sangue, supina, ai piedi del letto della sua camera al terzo piano di via Einaudi. Aveva diverse ferite da taglio al collo e al volto, inferte dal figlio probabilmente dopo una colluttazione.
L'uomo è stato trasferito immediatamente all'ospedale di Conegliano, dov'è stato pesantemente sedato. È in stato d'arresto con l'accusa di omicidio aggravato. Nell'abitazione, completamente a soqquadro, oltre al coltellaccio da cucina con lama di oltre 20 centimetri utilizzata dal 57enne per uccidere la madre, è stata trovata la carcassa del gatto dell'uomo, ucciso a sua volta, chissà perché, da Zandegiacomo. La vittima era conosciuta anche nel Bellunese, ad Auronzo di Cadore, dove con il marito Bruno Zandegiacomo, mancato un paio di mesi fa, aveva gestito l'albergo Bellavista. 

 

L'allarme

La spirale di follia è iniziata poco dopo le 8. Alcuni vicini hanno sentito sia le urla farneticanti del 57enne che quelle dell'anziana. Insulti e improperi che l'uomo aveva già rivolto in più occasioni alla madre. L'ultima volta sabato scorso, quando la donna all'una di notte, terrorizzata, aveva chiamato al telefono la nipote Emanuela: «Ho paura che mi uccida» le aveva confidato. Lui, a suo dire soffocato dai modi iperprotettivi della donna, in alcune occasioni lo aveva pure detto ai parenti: «Prima o poi la ammazzo».
Ma sembravano solo sfoghi esagerati di un uomo dalla vita complicata, già seguito dall'Usl, sprofondato da decenni nel vizio della bottiglia. «Era stato ricoverato diverse volte - raccontava ieri mattina uno dei vicini, Roberto Perin - Sarebbe stato meglio fosse accolto in una struttura, ma la madre diceva che voleva occuparsene lei, che voleva curarlo in casa.

Com'era lui? Con noi era tranquillo ma, se non prendeva le sue medicine, dava di matto». Ed è proprio quello che sarebbe successo ieri, quando in preda ai suoi deliri, durante l'ennesima lite con la donna, l'ha uccisa barbaramente.

L'abitazione

Immediatamente dopo l'arresto del 57enne, in via Einaudi è arrivato il pubblico ministero Michele Permunian accompagnato dal comandante del reparto operativo di Treviso dei carabinieri, il tenente colonnello Marco Turrini. L'abitazione, posta sotto sequestro dalla magistratura, era completamente a soqquadro: dalla cucina, dove potrebbe essere iniziata la colluttazione tra madre e figlio, alla camera da letto della donna, dov'è stato rinvenuto il suo corpo ormai privo di vita. Sulla salma verrà eseguita nelle prossime ore l'autopsia, per la quale verrà incaricato l'anatomopatologo Alberto Furlanetto. Toccherà ora ai militari della Compagnia di Conegliano, guidati dal comandante Fabio Di Rezze, ricostruire con esattezza quanto accaduto, anche grazie all'aiuto dei colleghi del nucleo investigativo intervenuti con la scientifica per effettuare i rilievi.

Le cure

In paese c'è chi ha parlato di una tragedia annunciata. Ma se da un lato la madre non aveva segnalato la situazione alle forze dell'ordine, dall'altro l'Usl ha chiarito che il 57enne non era mai stato lasciato solo. «Era ben seguito - sottolinea il dg dell'Usl Francesco Benazzi - Lo vedevamo ogni 15 giorni e i nostri specialisti lo sottoponevano anche a terapie domiciliari». L'uomo era seguito sia per l'abuso di alcol che dal punto di vista psichiatrico. «Era in terapia - conferma l'Usl trevigiana - ma raptus di questo tipo sono totalmente imprevedibili». «La vera domanda da porsi - aggiunge il sindaco di Conegliano Fabio Chies - è come mai non ci siano strutture adeguate che possano accogliere queste persone». Anche se su questo fronte i familiari aggiungono: «La madre non voleva, preferiva curarlo a casa».

 

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