Un commissario per il turismo: una scelta inevitabile per guardare al futuro

Un commissario per il turismo: una scelta inevitabile per guardare al futuro
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Mercoledì 17 Gennaio 2024, 18:19
La proposta è di Alessandra Priante, Direttore per l'Europa dell'UNWTO, interviene al Forum internazionale del turismo italiano, svoltosi a Genova. Compito dell'Italia, spiega, è assumere una leadership strategica a livello continentale... «Le prossime elezioni europee rappresentano una grande occasione per dare al turismo il valore che merita». Alessandra Priante, Direttore per l'Europa dell'UNWTO, interviene al Forum internazionale del turismo italiano, organizzato a Genova dal Sole 24 ore, e pone l'accento sul ruolo che il Vecchio Continente deve dare al settore: «Bisogna posizionare spiega il turismo al centro delle decisioni strategiche e delle decisioni politiche. E, in questo senso, l'Italia deve dare il suo contributo assumendo la leadership che merita. Su questo, ho verificato personalmente che c'è una forte coesione istituzionale e penso che sia il momento di accelerare per far sentire la propria voce. Credo che sia giunto il momento che il nostro Paese chieda all'Europa di istituire un Commissario per il turismo e di guidarlo almeno nel suo primo mandato». Adesso o mai più, considerando che, in termini numerici, il settore è ritornato ai livelli del 2019: «Abbiamo recuperato il terreno perso continua la Priante ma abbiamo, ahimè, ritrovato anche i problemi che esistevano prima del Covid. Su tutti l'over tourism che, se non interveniamo, avrà un costo finanziario ma soprattutto sociale altissimo. Il termine mi piace poco perché vuol dire che i flussi turistici vengono gestiti male, troppo parcellizzati nella parte finale, poco programmati e soprattutto coordinati. Ci sono ancora molti Paesi indietro con gli obiettivi fissati da Eu2027 e questo inevitabilmente rallenta la crescita. Ma la questione non è solo macroeconomica, ha risvolti più ampi che riguardano il vero cuore della sostenibilità, oltre la strategia green».
Il settore ha dimostrato, dopo la pandemia, di sapere generare reddito e occupazione ma ha manifestato anche dei limiti che occorre superare:
«Con le chiusure dettate dal Covid aggiunge la Priante molte persone che erano impiegate nel turismo hanno mollato la presa e hanno deciso di cambiare vita. Si tratta del 60-65% del personale, una cifra importantissima. E oltre la metà di questi numeri sono al femminile. Il problema è che, per crescere seriamente e in maniera duratura, servono persone preparate che sappiano affrontare le sfide del futuro. La formazione è dunque elemento fondamentale per dare corso all'evoluzione del settore che chiede di saper gestire nuove figura professionali. Uomini e donne che siano in grado di generare strumenti frutto delle nuove tecnologie. Una delle soluzioni strategiche è dunque quella di incrementare il livello, la profondità e la durata della formazione e dell'istruzione per il turismo». Formazione e sostenibilità, altro fattore chiave: «Anche le professioni green conclude la Priante stanno diventando essenziali. Chi offre soluzioni a basso impatto ambientale crea valore per i turisti che ne fanno sempre più richiesta. Ci vuole una visione complessiva che guardi alle fonti rinnovabili, al ciclo dei rifiuti e all'aspetto sociale. Un'esigenza che viene sempre più avvertita a livello internazionale e che inevitabilmente condiziona le scelte di chi viaggia. Come è importante riservare, permettetemi di ricordarlo, attenzione verso le donne. Rappresentano il 53% della forza lavoro nel settore ma non ricoprono posizioni di alto livello. Anche su questo serve una rivoluzione culturale. Se non ora, quando?».
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