Forse, come dicono i suoi compagni, tentando di trovare un perché, è stata davvero la reazione incomprensibile a un brutto voto sul registro. Erano in classe con lui, Andrea (il nome è di fantasia) è salito sul davanzale della finestra, ha atteso un attimo, e poi si è lanciato nel vuoto. Solo alcuni lo hanno visto cadere giù. Morire. Gli altri scherzavano come sempre, noncuranti della strigliata del professore che aveva appena lasciato l'aula. Erano passate da poco le 11 di ieri mattina, l'intervallo tra una lezione e l'altra. Se n'è andato così, a 14 anni, lo studente del primo anno di un liceo scientifico di Ruvo di Puglia, nel Barese, sotto gli occhi increduli degli altri ragazzi come lui, che hanno ricostruito con i carabinieri la dinamica della tragedia. Non ci sono altre ipotesi oltre al gesto volontario. I militari, coordinati dalla Procura di Trani, hanno fino a questo momento ricostruito l'inspiegabile tragedia sulla base delle dichiarazioni dei giovanissimi. Ma vogliono esserne sicuri e le indagini continueranno.
Bari, ragazzo si getta nel vuoto a scuola e muore: aveva preso un brutto voto
Il brutto voto
Poco prima che Andrea decidesse di farla finita, l'intera classe si era trovata in difficoltà.
Le testimonianze
I carabinieri per ore hanno ascoltato i compagni di classe, docenti e familiari, alla ricerca di indizi che spiegassero quanto successo. A scuola sono intervenuti gli assistenti sociali e gli psicologi della Asl, per il sostegno psicologico alle persone che hanno vissuto la tragedia.
«Un ragazzo tranquillo, una brava famiglia, un gesto inaspettato e inspiegabile» hanno commentato increduli amici e conoscenti, che sono stati sentiti dagli investigatori.
Pur trattandosi quasi certamente di un gesto volontario, i carabinieri sono al lavoro per escludere del tutto l'altra ipotesi, quella della caduta accidentale. Il quattordicenne potrebbe essere salito imprudentemente sul davanzale per poi perdere l'equilibrio.
La reazione
«Spente le sirene, passato il brusio delle mille voci, tornate nel silenzio le urla e le grida, chiusa la porta dell'ufficio di un sindaco, non restano che dolore e disperazione» scrive su Facebook il primo cittadino di Ruvo, Pasquale Chieco, chiaramente scosso, esprimendo «la vicinanza di tutta la nostra città alla famiglia di questo ragazzo alle prese con una sofferenza ingiusta e insostenibile. Siamo vicini anche ai suoi insegnanti, ai suoi compagni, alla dirigente del liceo, impegnati, come tutti noi, nel tentativo di decifrare questo indecifrabile rompicapo». E il primo cittadino ha aggiunto: «È difficile riprendere la vita quotidiana con un simile fardello addosso. Il solo impegno che ognuno di noi può prendere è quello di interrogarci sempre e con sincerità sulle fragilità nostre come su quelle di chi ci sta accanto, restare vicini, restare solidali. E, naturalmente, non dimenticare».
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