Alina Crenicean morta nell'esplosione della casa a Sant'Urbano. «Alina!». Le urla disperate del marito trattenuto dai vicini, voleva rientrare a salvarla

Padova, Michelangelo Negrello ha cercato di salvare la moglie mentre la casa bruciava

Alina Crenicean morta nell'esplosione della casa a Sant'Urbano. «Alina!». Le urla disperate del marito trattenuto dai vicini, voleva rientrare a salvarla
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Lunedì 27 Marzo 2023, 10:28 - Ultimo aggiornamento: 15:56

«Alina! Alina!» urla Michelangelo Negrello. Guarda la sua casa bruciare, è mezza distrutta. Il tetto è crollato da una parte, i muri sono sventrati. E lì dentro, nell'inferno, c'è sua moglie Alina. Michelangelo vuole tornare dentro, vuole andare a prenderla. Il fratello Alberto, corso da lui per salvare i bambini di 8 e 2 anni, lo trattiene. Michelangelo si divincola, urla. Ma per la sua Alina non c'è più nulla da fare.

Sant'Urbano, paese della Bassa padovana di nemmeno duemila anime, ieri, 26 marzo, si è come fermato. Intorno alle 8 la casa di Alina Crenicean, 36 anni, e Michelangelo Negrello, 50 anni, è letteralmente esplosa.

Una fuga di gas, a quanto dicono i tecnici dei vigili del fuoco. Il 50enne è stato portato in ospedale con i figli, tutti dimessi lo stesso pomeriggio. Alina, invece, è morta nell'esplosione.

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Il racconto dell'esplosione

«È stata come una bomba - inizia a raccontare Mattia che abita proprio dietro la villetta, distante circa 200 metri dalla sua - ho visto la casa distrutta, il fumo, le fiamme. Sono corso attraverso i campi per fare prima. Lì c'era già Alberto che stava aiutando il fratello Michelangelo e i due bambini. Li ha fatti scendere dal muro squarciato del primo piano. Non potevano raggiungere la porta d'ingresso, sotto stava andando tutto a fuoco». Alina era arrivata in Italia con il resto della sua famiglia quando era giovanissima.

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Altri fratelli e sorelle vivono tra la Bassa e il Polesine. Dieci anni fa si era sposata con Michelangelo Negrello, 50 anni, di Sant'Urbano, dal quale ha avuto i due bambini. Aveva trovato lavoro da "Morato Pane" a Villa Estense, ma la sua esistenza era interamente dedicata alla sua famiglia e ai suoi figli che amava più di ogni altra cosa. «Era una grande donna e una grande mamma - racconta il signor Paolo, che vive poco distante da via Gorghi ed è un amico di famiglia - viveva per le sue creature, era una mamma speciale. Teneva la sua casa immacolata. Per chi la conosceva è un dolore immenso. Penso alle sue due creature e al dolore del marito. Il mio cuore è rivolto a loro».

 

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