Alina Crenicean aveva 36 anni. Si è svegliata domenica mattina e ha pensato di preparare la colazione alla sua famiglia. Un gesto così normale, un'abitudine così premurosa che se si prova a capire cosa le è successo, sale lo sgomento. Alina era sposata da dieci anni con Michelangelo ed era una mamma di due bimbi di 2 e 9 anni. Abitava a Sant'Urbano, in provincia di Padova, in una villetta a due piani. È morta sul colpo quando si trovava al piano terra, dove c'è la cucina.
Alina, la colazione e quell'esplosione violenta
A un certo punto c'è stata un'esplosione nella sua cucina che non le ha lasciato scampo. Secondo un sopralluogo dei vigili del fuoco potrebbe esserci stata una fuga di gas. L'ipotesi più probabile è che Alina non abbia avuto neanche il tempo di avvicinarsi al piano cucina per preparare il caffè ma che, invece, abbia premuto l'interruttore della luce e abbia, quindi, innescato l'esplosione nella stanza che era già satura di gas.
Suo marito Michelangelo Negrello, 50 anni, e i bimbi sono stati portati in ospedale. Per l'uomo e il bambino, il secondogenito, sono bastate le cure immediate del pronto soccorso di Padova: sono stati già dimessi. Mentre per la più grande si sono temuti danni più gravi ed è stato necessario portarla in un centro specializzato con l'elicottero. Fortunatamente, ora, è fuori pericolo: il suo quadro clinico, dicono i medici, «è buono, compatibilmente con la situazione».
La domenica mattina che si trasforma in un incubo di fuoco
Alina scende al piano terra. Non sono ancora le otto. È domenica, si può dormire più a lungo, le lancette dell'orologio sono scivolate in avanti. E questa mamma non ancora quarantenne pensa già al momento in cui siederanno tutti insieme attorno a un tavolo a consumare la prima colazione. Il marito di Alina è ancora a letto, nella stanza al primo piano e quando avverte quel rumore terrificante che sembra spostare tutto e tutti si precipita dai figli. Pensa a scappare e perciò li afferra e li porta lontano, fuori dalla casa prima che i muri crollino. Ha agito rapidamente e ha fatto bene: diversi muri perimetrali della villetta saranno abbattuti da quell'esplosione violenta. Fuori incontrerà lo sguardo attonito del fratello che abita di fronte e pure lui, sconvolto da quel rumore, si precipita fuori casa. Si avvicina alle fiamme che mangiano la villetta di Michelangelo, cerca disperatamente di fare qualcosa, di aiutare il fratello e i nipotini, cerca di spegnere il fuoco ma è impotente. Avvicinandosi a quella che ormai non è più una casa si brucia anche i capelli.
I pompieri e la distruzione: casa inagibile e pericolante
Quando sono arrivati i pompieri la cucina non esisteva più. «Parte del solaio è pericolante - racconta l'ingegner Vincenzo Puccia, il funzionario che ha coordinato l'intervento - .L'immobile risulta danneggiato gravemente e pericolante». Tutto all'interno della villetta è andato bruciato. Quella che era una casa è ora un ammasso di macerie bruciate. E questo può far immaginare la violenza dell'esplosione e, andando a ritroso, la quantità di gas che aveva raggiunto e saturato gli ambienti al piano terra della villetta. Ma da dove è fuoriuscito tutto quel gas? La perdita sarebbe da ricercare in una centralina gpl interrata, allacciata alla rete che serve tutto il territorio. Non si tratterebbe infatti di una fuga di gas domestica provocata, ad esempio, dai fornelli del piano cottura: con i nuovi sistemi di sicurezza infatti le piastre si spengono automaticamente.
«Quando siamo entrati nella villetta - riferisce Puccia - la vittima era a terra, morta sul colpo, coperta dalle macerie». Tutti ricordano Alina, origine romene ma da molti anni in Italia, come una donna sempre sorridente e disponibile. Dieci anni fa aveva incontrato Michelangelo e lo aveva sposato. Una persona sportiva, amante della bicicletta, come appare in molte foto della sua pagina Facebook . Immagini che la vedono sempre accanto al marito e ai figli.
«Era uno spettacolo di persona - conferma un vicino di casa, Pietro Zanellato - La vedevo spesso accompagnare a scuola i bambini». Oltre alla famiglia Alina aveva un'attività con la quale contribuiva al bilancio familiare. «La vedevo lavorare sia di giorno che di notte - aggiunge Zanellato - faceva i turni in un panificio di Lendinara».
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