Bagnaia, degrado e promesse tradite. E Villa Lante ora è un caso: «Siamo un paese abbandonato»

Villa Lante
di Luca Telli
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Lunedì 29 Giugno 2020, 09:33
Apertura di Villa Lante a singhiozzi, degrado e incuria: Bagnaia alza la voce e torna a chiedere un intervento al Comune. A tre settimane dalla protesta spontanea all’esterno dei cancelli della Villa, partita per accendere le luci sullo stato di abbandono della frazione, la situazione è ferma al punto di partenza.
Le lamentale sempre le stesse: dall’erba che spunta dai marciapiedi, alla scarsa cura per il decoro urbano che, complice il caldo dei giorni scorsi, sta contribuendo a popolare le vie del centro storico di ratti. Un quadro triste per la frazione al quale si aggiunge la dolorosa ferita per la serrata di Villa Lante: aperta due giorni a settimana (sabato e domenica) con ingressi contingentati.
«Una presa in giro - la bollano dalla frazione - l’ennesimo esempio di come Bagnaia conti meno di niente». Se la prendono con lo scarso interesse manifestato lungo i 24 mesi dal governo guidato da Arena e con una lunga serie di promesse non mantenute, su tutte quella di trasformare il paese in un polo turistico e snodo di riferimento per l’intera Provincia.
«E invece succede che la promozione sia del tutto assente come lo è la comunicazione – continuano –. Ogni giorno arrivano decine di visitatori, trovano i cancelli di Villa Lante chiusi e sono costretti a fare marcia indietro. Se questa è l’idea di prodotto turistico che hanno in testa a Viterbo siamo lontani anni luce della realtà».
L’apertura ridotta del parco, nel 2011 votato come il ‘più bello d’Italia, solleva inoltre un altro problema, quello dello spazio verde che non c’è più.
«Un danno per i bambini che non hanno un posto dove giocare in sicurezza. Se la responsabilità  è del Ministero allora il Comune si faccia sentire ma sembra mancare la volontà. Un esempio? Lo scorso agosto una porzione del muro di cinta della Villa è crollato. Le maceria sono ancora lì».
Pochi quelli che cercano una via di conciliazione con il Comune. La maggior parte è pronta a organizzarsi in un comitato civico pronto a difendere le sue ragioni. Un atto di sfiducia verso la maggioranza che potrebbe aprire una crepa se, come sembra, i consiglieri della frazione punteranno i piedi.
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