Dazi Usa, dal parmigiano ai vini: salasso da un miliardo

Dazi Usa, dal parmigiano ai vini: salasso da un miliardo
di Michele di Branco
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Giovedì 3 Ottobre 2019, 07:20 - Ultimo aggiornamento: 12:10

Un miliardo di euro. Ecco il conto, calcolato da Coldiretti, che gli Usa promettono di far pagare all'Italia dopo via libera alle sanzioni contro l'Unione europea. Inutile dire che il nostro Paese è quello che rischia di pagare di più, alla pari con la Francia, nel vecchio continente. E nei guai si trova soprattutto il settore agroalimentare. Colpito proprio nella fase in cui Parmigiano Reggiano e Grana Padano, i due fiori all'occhiello del comparto, festeggiano il record storico nelle esportazioni, in crescita del 16% nel primo semestre del 2019, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Dazi Usa, un miliardo il conto per l'export alimentare. Parmigiano teme -90%
 



IL PERCORSO
La stangata dei Dazi colpirebbe peraltro in un momento d'oro oltreoceano per le produzioni italiane: dati Confagricoltura alla mano negli Usa, con un balzo del +9,9 nei primi sei mesi del 2019, il Made in Italy è cresciuto fino ad ora più del doppio rispetto al mercato mondiale dove l'incremento è stato del 3,4%. Per il nostro food&wine gli Stati Uniti sono il principale mercato di sbocco fuori dai confini europei. E solo per il sistema Grana Padano il danno è quantificabile in circa 270 milioni di euro. Per dare un'idea della situazione, il mercato statunitense assorbe circa il 30% dell'export agroalimentare italiano diretto ai Paesi Extra Ue, che ammonta a 14,5 miliardi. Ed ora si temono perdite ingenti alle esportazioni di tutte le nostre produzioni di formaggi Dop (Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Pecorino, Asiago), mentre sono in bilico tutte le esportazioni italiane negli Usa, che ammontano a 4,2 miliardi di euro. A pagare il conto più salato rischia, appunto, di essere l'agroalimentare con vini, formaggi, salumi, pasta, olio extravergine di oliva, agrumi, olive, uva, marmellate, succhi di frutta, pesche e pere in scatola, acqua, superalcolici e caffè In pericolo sono soprattutto i formaggi, anche per le pressioni della lobby dell'industria casearia Usa. «Il Made in Italy ammonisce il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, - è un marchio vincente ma viaggiamo al di sotto delle nostre potenzialità. Abbiamo assoluto bisogno di mercati aperti e di libera concorrenza».

Giansanti ricorda che, con un fatturato che supera i 140 miliardi di euro, quello alimentare è il secondo settore manifatturiero in Italia e che circa un quarto del fatturato deriva dalle esportazioni, aumentate del 25% nel periodo 2013-2018. L'effetto più grave, ed inevitabile, dei dazi sarà l'aumento dei prezzi. Secondo Coldiretti, per Parmigiano Reggiano e Grana Padano la tassa potrebbe arrivare fino a 15 dollari al kg, facendo alzare il prezzo al consumo fino a 60 dollari al kg. A un simile aumento corrisponderà inevitabilmente un crollo dei consumi, stimato nell'80-90% del totale dal Consorzio del Parmigiano Reggiano. Un altro esempio è rappresentato dalla Mozzarella di Bufala Campana Dop che negli Usa costa 41,3 euro al chilo e su cui l'attuale dazio è di 2 euro al chilo. Per non parlare dall'olio extravergine d'oliva, venduto negli States a 12,38 euro al litro in media, su cui attualmente non c'è dazio sull'olio, le cui esportazioni nel 2018 hanno toccato quota 436 milioni. O ancora dalla pasta, con un export di 305 milioni, il cui dazio è in media di 6 centesimi al kg. E in pericolo c'è pure il Prosecco, il vino italiano più esportato all'estero, che ha visto gli Stati Uniti diventare nel primo semestre del 2019 il principale mercato davanti alla Gran Bretagna grazie a un aumento in valore del 41%. Il prezzo negli Usa è attualmente di circa 10-15 euro a bottiglia.
 

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