Riccardo De Palo
Lampi
di Riccardo De Palo

A Vinci il genio di Leonardo, "rivisto" da Hollar, a cinquecento anni dalla morte

Wenceslao Hollar, Coppia mal assortita, 1646,
di Riccardo De Palo
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Lunedì 17 Dicembre 2018, 16:03
Nel borgo toscano di Vinci, dove Leonardo fu concepito nel verde di una radura, all’ombra dei cipressi e degli ulivi, ogni cosa ricorda il suo figlio più celebre, che di qui partì alla conquista del mondo. Non esiste albergo, o caffè, che non esponga almeno una Monna Lisa, per celebrare il figlio di ser Piero - il notaio che non seppe resistere alle grazie di un’avvenente contadina, e che non volle mai riconoscere l’autore del Codice Atlantico come suo legittimo erede. Tra le iniziative in vista dei cinquecento anni dalla morte (il 2 maggio) va segnalata la nascita della nuova Fondazione Rossana & Carlo Pedretti, sorta per ricordare il grande studioso leonardiano, scomparso un anno fa alla soglia dei novant’anni, che ha appena inaugurato la sua sede espositiva.

Grazie a fondi di “amici russi” del ricercatore, è stata restaurata una grande villa ottocentesca, intitolata a Baronti-Pezzatini, ora aperta alla prima piccola ma deliziosa mostra, “Leonardo disegnato da Hollar”. «Abbiamo usato anche beni di proprietà di Carlo - dice la curatrice e direttrice, Annalisa Perissa Torrini - che acquistò negli anni Cinquanta 31 acqueforti mai esposte di Wenceslaus Hollar»: testimoniano la fortuna, nel Seicento, dei disegni grotteschi e caricaturali del genio di Vinci. Pochi, un paio, gli originali di Leonardo; ma la mostra assicura comunque un buon anticipo di quello che verrà: il 5 gennaio prossimo sarà online la bibliografia completa di Pedretti; in primavera, in data ancora da definirsi, sarà svelata una scultura attribuita al giovane Leonardo, l’Angelo Gabriele in terracotta; dal 6 settembre 2019, infine, aprirà fino al 6 gennaio la mostra “L’Orfeo di Leonardo”, dedicata alla produzione teatrale del “meraviglioso creatore e arbitro di ogni eleganza e di dilettevoli spettacoli”, come ebbe a scrivere Paolo Giovio.

«Sono molto soddisfatta del risultato - commenta Rossana Pedretti - solo dispiaciuta, come immagina,  che mio marito non ci sia: questa Fondazione era il suo sogno. Lei sa che a Lamporecchio abbiamo tutta la biblioteca e l’archivio, dove qualunque studioso potrà venire per compiere le sue ricerche. Questo, lui lo chiamava lo “showroom”, il posto dove organizzare i convegni, le conferenze. Oggi il suo sogno si è avverato, ma sono rimasta io a tagliare il nastro».

A Carlo, “servo dei servi” di Leonardo, è dedicato il catalogo della mostra (CB Edizioni Grandi Opere), con tanti bei saggi dedicati al tema del grottesco secondo Leonardo, della curatrice, ma anche dello stesso Pedretti, e di due sue storiche collaboratrici, Sara Taglialagamba e Margherita Melani. Ma ciò che resta di più, di questo piccolo gioiello, sono le impressionanti immagini tratte dai disegni leonardeschi, di Hollar, ma anche due originali autografi di Francesco Melzi, l’allievo che, ricordava Vasari, "ha care e tiene per reliquie tal carte insieme con il ritratto della felice memoria di Leonardo".
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